Consultori, più soldi ai privati


Taglio del 5 per cento a quelli pubblici, passa l'emendamento che porta la firma di un governo di centrosinistra


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
26/01/2018 alle ore 09:45

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Hanno applaudito in tanti, persino il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci. Eppure no, non si può applaudire quando in sanità si taglia il pubblico e si aumenta al privato. E’ accaduto in Abruzzo, è accaduto ancora. Non bastano gli aumenti ai budget delle cliniche private, la Regione ha adottato lo stesso metodo persino con i consultori. Taglio del 5 per cento a quelli pubblici, aumento del 5 per cento a quelli privati.
Sarebbe bastato analizzare il meccanismo della domanda sanitaria, i dati sulla povertà, il crollo delle cure mediche, le cifre sulla prevenzione femminile per capire che i consultori sono l’ultima spiaggia per moltissime donne risucchiate nella sacca della povertà, in Abruzzo come a Milano.

Sarebbe bastato capire che i consultori non forniscono solo alle extracomunitarie assistenza socio-sanitaria gratuita, o alle clandestine senza incorrere nelle segnalazioni, o l’assitenza alle donne straniere in gravidanza e ai figli adolescenti, sarebbe bastato sapere, scendendo dagli scranni e dalle poltrone e dalle auto blu, che il 40 per cento degli utenti dei consultori sono italiani. Italiane, in questo caso.
E invece. Invece la Regione ha giustificato così questa incredibile trovata:

“La presente proposta di legge regionale nasce dall’esigenza di rilanciare, riconoscere e ridefinire il ruolo attuale dei consultori familiari, sia pubblici che privati. Sono trascorsi ben 39 anni e nel frattempo i cambiamenti nella società civile sono stati profondi, sia di ordine strutturale che culturale, nonché in campo sociologico, nel settore demografico, negli indicatori del disagio del rapporto e delle relazioni interpersonali.
Con questa norma si intende regolare i rapporti esistenti tra pubblico e privato nella gestione delle attività consultoriali, si rende necessario un equilibrio nel sistema contributivo che la legge assegna ai singoli consultori. Negli anni 70 – 80 il pubblico aveva una prevalenza netta nei confronti del privato, concedendo il 70% al pubblico e relegando un 20% al privato ed un 10% alla formazione continua. Con il passare degli anni il privato è cresciuto enormemente, lavorando alla stessa stregua del pubblico, quindi sarebbe opportuno ridefinire le quote contributive con il 65% che rimane al pubblico e il restante 35% che andrebbe al privato”.

In commissione votano a favore Pietrucci, Mariani più delega Monticelli, Monaco + delega Mazzocca, Chiodi e Bracco.
Si astengono Olivieri, Di Nicola, Smargiassi e Ranieri.
Anche la Cgil ha storto il naso e in un comunicato ha sottolineato

“l’inammissibilità delle risorse destinate ai consultori pubblici a vantaggio di quelli privati, il cui personale è talvolta mancante dei requisiti tecnici e legali della legge istitutiva dei consultori. Di fatto assistiamo alla drastica diminuzione della possibilità di usufruire di un servizio pubblico di qualità che colpisce le fasce più deboli della popolazione e limita l’autodeterminazione delle donne”.

Ma alla fine l’emendamento è passato anche in Consiglio regionale.
ps: e pensare che porta la firma di un governo di centrosinistra.

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