Che cosa bolle nella pentola (dei magistrati) sull'inchiesta Rigopiano


Sequestrati nuovi documenti alla Regione: la Procura vuole conoscere i responsabili del servizio prevenzione dal '92 a oggi



Nuovo sequestro di documenti, nella sede aquilana della Regione Abruzzo, nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia dell’hotel Rigopiano. 

I Carabinieri Forestali di Pescara hanno notificato un ordine di esecuzione firmato dal capo della Procura della Repubblica, Massimiliano Serpi, e dal pm Andrea Papalia, per acquisire atti regionali in merito all'indagina del resort di Farindola.

Gli investigatori, su disposizione die magistrati, hanno sequestrato tutti i verbali del Co.re.ne.va., l'ente di supporto alla Giunta regionale per le problematiche neve-valanga. La Procura vuole conoscere tutti i responsabili del servizio prevenzione dal 1992 a oggi, siano essi parte politica che amministrativa.

Massimiliano Serpi, titolare dell’inchiesta insieme al pm Andrea Papalia, si era prefissato l’obiettivo di chiudere le indagini entro un anno dalla tragedia, ma anche se tutti gli indagati sono stati ascoltati prima di Natale, quasi certamente non sarà possibile, e si dovrà attendere ancora.

 

L'INCHIESTA

Sono 23 gli indagati nell’inchiesta sul disastro dell’Hotel Rigopiano. Tra le accuse più gravi quelle di omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose. Quattro i filoni principali dell’inchiesta. Il primo, sui ritardi nell’attivazione della macchina dei soccorsi, chiama in causa l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, il dirigente dell’area Protezione civile Ida De Cesaris e il capo di gabinetto Leonardo Bianco.

Il secondo filone dell’inchiesta, sulla gestione dell’emergenza, vede indagati Antonio Di Marco, presidente della Provincia di Pescara; Paolo D’Incecco, ex dirigente del settore Viabilità e referente di Protezione civile; Mauro Di Blasio, responsabile degli stessi servizi; Giulio Honorati, comandante della Polizia provinciale di Pescara; Tino Chiappino, tecnico reperibile secondo il Piano di reperibilità provinciale. Si contesta la mancata attivazione della sala operativa di Protezione civile, la non effettuazione della ricognizione dei mezzi spazzaneve e la mancata chiusura al traffico del tratto di strada provinciale che conduce a Rigopiano.

Il terzo filone dell’inchiesta, sulla costruzione dell’hotel, riguarda il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, gli ex sindaci Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico, e i tecnici Luciano Sbaraglia ed Enrico Colangeli. La magistratura indaga sulla mancata adozione del nuovo piano regolatore generale del Comune. L’accusa sostiene che, se fosse stato approvato avrebbe impedito l’edificazione del nuovo resort e quindi il verificarsi della tragedia.

L’ultimo filone riguarda la mancata realizzazione della Carta valanghe e vede indagati i dirigenti della Regione Abruzzo Pierluigi Caputi, Carlo Giovani, Vittorio Di Biase, Emidio Primavera e Sabatino Belmaggio. Secondo la relazione dei periti della Procura, la tragedia sarebbe stata evitata se l’hotel, due giorni prima della valanga, fosse stato evacuato.

 

LE VITTIME

Sono 15 gli uomini e 14 le donne che il 18 gennaio scorso hanno perso la vita: Valentina Cicioni, Marco Tanda, Jessica Tinari, Foresta Tobia, Bianca Iudicone, Stefano Feniello, Marina Serraiocco, Domenico Di Michelangelo, Piero Di Pietro, Rosa Barbara Nobilio, Sebastiano Di Carlo, Nadia Acconciamessa, Sara Angelozzi, Claudio Baldini, Luciano Caporale, Silvana Angelucci, Marco Vagnarelli, Paola Tomassini, Linda Salsetta, Alessandro Giancaterino, Cecilia Martella, Emanuele Bonifazi, Luana Biferi, Marinella Colangeli, Alessandro Riccetti, Ilaria Di Biase, Roberto Del Rosso, Gabriele D’Angelo, Dame Faye. 

I parenti delle 29 vittime continuano a chiedere giustizia.

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