Era il 25 gennaio 2016 quando il ricercatore triestino Giulio Regeni scomparve a Il Cairo. Il 3 febbraio il suo corpo fu ritrovato senza vita, segnato da atroci torture.
Assistito dalla professoressa Maha Abdel Rahman, e per conto dell'Università di Cambridge, il dottorando si trovava in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati autonomi oppositori al regime di Al Sisi: da qui gli investigatori inglesi e italiani sono ripartiti per far luce sull'intricata vicenda.
L'insegnante ha negato qualunque implicazione nella scelta del delicatissimo argomento, ma in attesa della perizia sui suoi dispositivi, emergono particolari controversi. In una chat con un amico, Regeni non era riuscito a nascondere la preoccupazione di doversi affidare, per il suo lavoro, ad un'attivista, il cui nome gli era stato suggerito proprio dalla tutor Maha Abdel Rahman: a giustificazione dei timori che lo rendevano perplesso, il ragazzo riportava il caso analogo di una collega, espulsa dal Paese l'anno precedente dopo aver intrapreso la medesima ricerca.
La professoressa non conferma, sostenendo anzi di non ricordare affatto le paure del suo assistito. La famiglia di Regeni continua senza sosta a battersi per la verità.