Chiude con una perdita di 591.799 euro il bilancio 2016 di Abruzzo sviluppo, la società in house della Regione Abruzzo che ha tra i suoi obiettivi il sostegno e la qualificazione del sistema industriale ed economico locale. Con obbligo di ricapitalizzazione della Regione, pena liquidazione secondo il codice civile.
Una clausola che è però smentita dalla legge che non permette la ricapitalizzazione di società pubbliche in perdita. E così, con questo finale neppure troppo a sorpresa, Abruzzo sviluppo si avvia a ricalcare le stesse orme della Saga, la società di gestione aeroportuale di Pescara che vive grazie alle flebo di denaro della Regione.
Ma nella relazione allegata al bilancio c’è un aspetto che chiarisce una volta per tutte l’effetto ambiguo dell’acquisto di Sviluppo Italia.
A pagina 13 viene detto chiaramente che la partecipazione di As nella società Sviluppo Italia in liquidazione,
“ha costituito oggetto di plurime valutazioni peritali assegnando al compendio aziendale valori non inferiori a euro 2.000.000. Alla luce dei risultati di vendita oggi conseguiti (immobile di Avezzano offerto in vendita ad euro 841.973 e venduto ad euro 951.990) si deve ritenere conformabile l’originaria valutazione peritale che assegna rilevanza ai valori di realizzo e non a quelli della gestione economica dell’azienda”.
Parole che rendono chiara l’operazione ambigua fatta ai danni di Sviluppo Italia, che si è conclusa con 17 persone licenziate. Venduta nel 2011 ad Abruzzo sviluppo a un euro, sì avete capito bene, un euro, è stata poi sottoposta a una procedura di liquidazione grazie alla quale i proventi della vendita del suo patrimonio immobiliare (tre incubatori di impresa ad Avezzano, Sulmona e Mosciano Sant’Angelo del valore di sette milioni di euro) sono andati a integrare i bilanci di Abruzzo sviluppo mentre lei, Sviluppo Italia, è scomparsa per sempre.
Era stato Camillo D’Alessandro, fedelissimo del presidente della Regione Abruzzo, a presentare nel 2011 un emendamento al bilancio per autorizzare Abruzzo sviluppo “ad acquisire le azioni di Sia, all’epoca controllata da Invitalia spa”.
La giunta regionale veniva autorizzata a sottoscrivere l’aumento di capitale di As per 645 mila euro, anche perchè la società partecipata aveva nuovamente dissolto il proprio capitale e senza questa iniezione di fiducia sarebbe andata dritta verso la chiusura. Invece, a distanza di pochi anni, a chiudere è la Sia.
L’emendamento viene firmato anche dall’ex assessore alla Sanità Lanfranco Venturoni: erano i tempi della giunta Chiodi, e trova tutti d’accordo.
Un’operazione che porta ossigeno ad Abruzzo sviluppo e firma la condanna morte di Sviluppo Italia: quello stesso anno, il 2011, il cda rivaluta di oltre un milione di euro la partecipazione pagata un solo euro, nascondendo così tutte le perdite sofferte fino a quel momento.
ps1: quindi alla fine della fiera, Sviluppo Italia è stata cannibalizzata per mettere al sicuro i bilanci di Abruzzo sviluppo, che però alla fine chiuderà lo stesso con una perdita di quasi 600 mila euro.
ps: Adesso però molti nodi sono venuti al pettine. Troppo tardi: 17 persone hanno perso il posto di lavoro.
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