Ha generato tanto scompiglio, ma così tanto, che i due segretari provinciali di Chieti e Pescara ieri sono dovuti uscire allo scoperto con un appello all’unità. Il no a Camillo D’Alessandro, il fedelissimo del governatore, ha fatto storcere il naso a un lungo elenco di amministratori, sindaci, vicesindaci e assessori della provincia di Pescara che sabato hanno firmato un documento di fuoco: no alla candidatura del delfino di Dalfy, quel seggio tocca a un parlamentare uscente, e se insistete la campagna elettorale ve la fate voi. Una bomba, tanto che che come mosche impazzite gli esponenti pd allineati col presidentissimo, hanno tentato sui social di accreditare la tesi che quello fosse un documento fake. Mosche impazzite, appunto, che sono arrivate a sostenere che le firme e il documento fossero falsi.
Segno della grandissima difficoltà e dell’evidente incapacità di gestire una miccia così pericolosa. Ieri, alla fine, i segretari sono stati costretti a inviare una preghiera. Sì, proprio così, una specie di preghiera per ricompattare il partito.
Un appello allo “spirito unitario e al senso di appartenenza di ciascun iscritto”, firmato da Enisio Tocco, segretario Pd Provincia di Pescara e Gianni Cordisco, segretario Provincia di Chieti.
“È ovvio che per vincere, il paradigma della proposta politica ottimale dai territori delle nostre province dovrà tener conto della territorialità, del radicamento, dell’impegno e dell’esperienza delle risorse umane di cui il PD è ricco, a partire dai suoi quadri dirigenti apicali, alle massime istituzioni, agli amministratori, ai parlamentari uscenti, compresa la sua base elettorale.
Tuttavia è altrettanto chiaro che per un partito di governo, di proposta e prospettiva, che con la riforma Delrio pensa al superamento delle province per proiettarsi ad una nuova dimensione di area vasta, è chiaro che i criteri ispiratori del progetto politico da sottoporre al consenso elettorale non possano essere ancorati a logiche di campanile o ancor peggio a interessi e egoismi del singolo. In questo scenario, le due province dovranno essere rappresentate in posizioni utili con profili sovra-provinciali, come inquadrati dalla legge elettorale e bisognerà spendere le migliori energie per ottenere un’altra rappresentanza nei collegi che la stessa legge propone di definire su base territoriale”.
Serve un profilo sovra-provinciale, dicono, a sostegno del buon Camillo. Chissà se con sovra-provinciale intendano anche sovra-tutto, quindi più preparato, più colto, più capace degli attuali parlamentari, chissà. In ogni caso, il documento continua invitando a superare i personalismi:
“Se continuiamo invece a strumentalizzare o contaminare lo spirito di squadra in nome dei personalismi con immotivate richieste di risultati elettorali certi, intimando un disinteresse che mini l’impegno diffuso della nostra organizzazione, creando scompiglio nella definizione di una proposta unitaria, c’è il serio rischio che i candidati siano imposti dai gruppi dirigenti nazionali e che dunque non siano espressione e riferimento per i nostri territori”.
In questa fase insomma, deve prevalere il buon senso, l’appartenenza, l’obiettivo generale, dicono i due segretari,
“che deve farci sentire tutti in prima linea nel contribuire a diversi livelli a un risultato vincente. Pertanto, facciamo appello all’unità affinché il Partito Democratico delle due province e dell’Abruzzo interno faccia quadrato per essere compatto e granitico attraverso una proposta seria e credibile che sia garanzia per la nostra base elettorale, già sufficientemente disorientata da queste scaramucce interne, per una estesa mobilitazione che ci porti alla vittoria”.
ps1: Insomma, vota Antonio, anzi Camillo, senza tante storie.
ps2: ma è davvero difficile che abboccheranno.
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