Società edilizie invisibili e senza certificato antimafia, operai trattati come schiavi, reclutati in Romania, per essere sottopagati e sfruttati con turni di lavoro disumani. Lo scrive oggi Repubblica e accade nel cantiere di Stato più grande d’Italia, dove decine di ditte lavorano alla ricostruzione post terremoto che il 24 agosto dello scorso anno ha colpito il Centro Italia.
In un ampio reportage sul quotidiano diretto da Mario Calabresi, viene descritta la scandalosa situazione della realizzazione delle casette per gli sfollati, sulla quale indagano le procure di Perugia e Macerata insieme all’Autorità Anticorruzione (Anac). Ed è stata proprio quest’ultima- riferisce il quotidiano- ad accorgersi di alcune anomalie.
Il 22 agosto scorso, infatti, il presidente dell’Anac Raffaele Cantone manda i finanzieri del Nucleo Anticorruzione in due cantieri di Norcia per controllare chi stesse lavorando e come. Si scopre così che le aziende coinvolte non avevano il documento di tracciabilità, non avendo presentato la notifica preliminare di subappalto. Non solo società fantasma, ma anche gli operai erano abusivi, perché più della metà non avevano un rapporto di lavoro con la ditta a cui dichiaravano di appartenere.
Nei due cantieri di Campi e ad Ancarano, quindi, non vi era traccia di operai della Kineo Energy Facility, la consorziata alla quale il vincitore della gara Consip, ovvero il consorzio Cns, aveva affidato la realizzazione delle casette in Umbria.
“Ad Ancarano – si legge nell’articolo - la Essegi Linoleum stendeva la pavimentazione delle casette e non figurava; la Extra srl montava arredi e mobili, e non figurava. A Campi lavoravano le invisibili Società Edilizia di Campoluongo di San Cipriano d’Aversa, la Decoop, la Calcestruzzi Cipiccia, la Passeri”.
La Repubblica mette in luce altre terribili verità sui cantieri Sae aperti nelle zone del cratere. La Cgil scopre che nel maceratese gli operai impiegati nelle località di Vissio e Ussita sono in gran parte romeni reclutati attraverso il caporalato in Romania e costretti a lavorare sette giorni su sette con salari da fame e turni strazianti.
CONTRATTO DI RETE
Il bando di gara Consip per la costruzione delle casette sembrava sicuro: 1,1 miliardi di euro a disposizione della Protezione Civile e la fornitura divisa tra i primi tre classificati (Cns, Consorzio Arcale e una Rti guidata da Modulcasa). Ben presto, però, il sistema si rivela fallace. Mancano ancora 1.513 casette da consegnare ai sindaci e i nuovi villaggi Sae già cadono a pezzi. I primi cittadini sono stanchi di aspettare e si sentono presi in giro.
Nel corso dell’indagine, sulla base del dossier realizzato dal segretario della Cgil di Macerata Daniel Taddei, è venuto a galla che il 20 novembre scorso la Intech ha registrato un contratto di rete, cioè una scrittura privata con altre 11 ditte fornitrici che possono lavorare nei cantieri Sae. Due di esse non risultano iscritte all’anagrafe nazionale antimafia. In un altro contratto di rete sono emerse altre due ditte fuori dalla white list antimafia.
Il risultato, tra tutti questi contratti di rete e subappalti, è l’impiego di manodopera poco qualificata e la non tracciabilità delle ditte che lavorano ai cantieri del terremoto.
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