La radio che verrà - Radio Portanuova/La radio che verrà e la musica dove va?



di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
01/01/2018 alle ore 10:00



Perdonatemi cari lettori se parlo di radio anche per la fine d’ anno. E’ una buona abitudine oltreche’ il mio mestiere. Innanzitutto faccio gli auguri a Radio Porta Nuova che trasmette senza sosta dallo scorso 19 dicembre con notizie, musica e buon umore ed e’ arrivata al secondo numero on line. Non posso far bilanci sul lavoro fin qui svolto Mapero’ apro anche oggi idealmente il mio microfono e vi racconto qualcosa.

Vi parlo di cose che mi hanno “catturato” in questi ultimi giorni di comunicazione in materia di musica e radio. Si sente sempre parlare di futuro dell’ emittenza in Italia alla luce di cambi di scenario a dir poco importanti. Come saprete chi comanda il settore radio sono ormai prevalentemente i grandi Gruppi (Mediaset, Espresso, Sole 24 ore …ultimo in campo proprio Mediaset che acquista 4/5 radio in un colpo solo nel 2017 per darsi nuove opportunita’ di mercato).

Se ricordate è proprio da Radio105 che il Cavaliere parlava al suo pubblico dimenticando che anche “la sua radio si vede” e cosi’ sua Emittenza fa una serie di figure “barbine” mentre risponde leggendo dal foglio risposte scritte a domande gia’ concordate con i conduttori.

Radiovisione quindi come al Telemike dove la poco accorta concorrente leggeva risposte nascoste in un foglietto nel reggiseno. Anche questa e’ la radio di ultima generazione. Cito sorridendo : “Il futuro e’ una palla di cannone accesa e noi la stiamo quasi raggiungendo” ( Francesco de Gregori).

Ma non importa, per noi ex ascoltatori tradizionali questo fatto della radio che si vede ci porta dritti alla luminosa “hybrid radio” (un new media gia’ collaudato e di successo che comprende la diffusione di immagini live durante la diretta radio) che molto aiuta la promozione del brand. Rtl 102.5 per prima, e ormai quasi tutte le altre da qualche anno si giocano “la diretta che si vede” per “trasportare la radio sullo schermo”, per dare piu’ esposizione al marchio e fare ascolti e numeri in piu’.

Ibridizzazione e’ fondere Radio-tv-Ip. Si dice in giro che anche Radio Vaticana stia valutando questa chance e vorrebbe utilizzare questa modalita’ per arrivare “brand new” alla sua fedele audience.

A me non cambia nulla anzi accolgo con piacere le novita’ del settore Mapero’…

Le radio classiche, dicono gli esperti di consulenza, si trasferiranno sempre piu’ su altre piattaforme meno costose come il web e sono gia’ disponibili da ascoltare in vettura via web con una serie di pacchetti molto piu’ invitanti della vegliarda Fm. Colpo di scena quindi? Rivoluzione? Un momento ragazzi noi siamo in Italia. Radio on line con connessioni web sempre piu’ economiche si sviluppano gia’ in Francia con risparmi per tutti anche per chi produce la radio ma nel nostro Paese non sono ancora modello di business. Anni fa ricordo, rilanciai da casa mia e sul web un mio vecchio sogno: il programma Gianni California Show (ma era troppo prematuro e futuro non ci fu).

Ma tornando a noi, tra “hybrid e web stations” si tentano giochi alternativi e ci si prepara a nuove dirette radio col botto e a prezzi cinesi. Certo i giovani la radio “classica” la ascoltano sempre meno ed anche quella “musica leggera buttata lì un tot al kilo” non la gradiscono. A questa vecchia radio preferiscono di gran lunga il web libero, no limits, non c’ e’ storia.

La radio non intercetta piu’ gli stili di vita dei giovani che scelgono da soli la loro playlist. Per resistere alla guerra di offerte strabilianti del web qualche mega manager dei grandi Gruppi tuona: “Solo i contenuti salveranno la radio”, salvo poi accorgersi che quelli che gli editori chiamano contenuti sono accrocchi di parole lette e strappate ai siti a mo’ di notizie e spesso anche male riportate..

Amici-nemici web e vecchia radio ma anche stretti collaboratori di talk expression no? Ma il nuovo qual è? Dunque, tornando al futuro della radio verrebbe voglia di salire al Colle e far dichiarare sciolta la radiofonia ad un Mattarella disponibile.

Ma non si puo’, chi ha speso e comperato frequenze oggi “comanda e fa il cartello” e non puo’ permettersi di veder vanificato il suo costoso investimento. Quindi rallentiamo il futuro e dichiariamo nuovo l’esistente cosi’ non si perdono quattrini. Le mode cambiano e noi cavalchiamo la tigre goffamente si direbbe, e io a parlar cosi’ rischio di sembrarvi vecchio. “Vecchio” peraltro e’ stata anche la rozza espressione utilizzata da un addetto ai lavori contro un cantautore che aspirava a partecipare al Festival di Baglioni (e’ il signor Gatto Panceri non proprio uno sconosciuto, ma non lo volevano dentro la Gara e stop).

“Vecchio e nuovo” sono dunque al momento veramente espressioni indecifrabili per la radio e la musica, e mi sento di affermare anche del tutto “personali”. Così mi sento “confuso in un playback” anche io a meta’ strada tra il nuovo media radio che muta ed “avanza” ed il vecchio sistema- musica che spara a vanvera su un onesto professionista della musica. “Vecchio” aggettivo che tanto ferisce solo a pronunciarlo. Tra un volo libero ultraleggero verso il futuro ed un secco rifiuto alla richiesta di partecipazione al Festival capisco che e’ sempre piu’ furbo non farsi illusioni per il 2018.

“C’e’ chi dice no” e “c’e’ chi si mette degli occhiali da sole per avere piu’ carisma”…(tra Vasco e Battiato). Scegliete il titolo della canzone e immaginate voi il futuro della radio e della musica nel prossimo 2018.

Io sono sempre in diretta.

Ah dimenticavo se non bastasse: Selvaggia Lucarelli e’ il nuovo direttore di Rolling Stone (si’, la Bibbia del rock) e se non sono contenuti questi io proprio non lo so.

Buon Anno radio, la verità è dietro l’angolo.

 

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