La foto di spalle· Easy writer/Il racconto/Marco La Greca


"Quando diventi mamma o papà sei automaticamente impotente nel senso che non puoi mai proteggere i tuoi figli da tutto e tutti"


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
23/12/2017 alle ore 16:33



Un bambino, i suoi genitori, una diagnosi, un post ed una foto.

Sono gli elementi di questa storia di Natale, uscita dal cono d’ombra di migliaia di altre, simili vicende perché, in questo caso, la madre ed il padre del bambino sono persone note.

Si tratta, in realtà, di una vicenda universale ed in quanto tale può essere raccontata, prescindendo del tutto dai nomi dei protagonisti.

Nel post, di due giorni fa, la madre racconta che da fine novembre, quando hanno ascoltato “una diagnosi che un genitore non vorrebbe mai sentirsi pronunciare”, è come se lei ed il marito avessero preso “un pugno così forte che ti toglie il respiro e ti gela il corpo all’istante”.

La diagnosi riguarda il figlio, di otto anni, del quale la madre stessa pubblica una foto di spalle, al mare, in una posa da cui traspaiono allegria, gagliardia fisica, salute.

Non conosciamo la diagnosi. Anche questo, però, può essere un dettaglio. Alla fine del post, infatti, si trovano tre link che rinviano ad associazioni di ricerca o assistenza per l’oncologia pediatrica. Indizi sufficienti per inquadrare la situazione: ci sono una diagnosi, una battaglia da combattere, una vittoria da conquistare.

La foto del bambino, di spalle, racconta l’ordinaria prospettiva del genitore che segue il figlio, cercando di insegnargli a fare a meno di lui. E’ di spalle, infatti, che il genitore vede il figlio muovere i primi passi, imparare ad andare in bicicletta, entrare a scuola, uscire per la prima volta da solo, per la prima volta guidare la macchina. Lo segue con lo sguardo, finché può, sapendo che poi ci saranno una rampa di scale, un corridoio, un angolo di strada oltre il quale ne perderà il controllo, anche visivo. Di spalle è la foto della normalità.

“Quando diventi mamma o papà sei automaticamente impotente nel senso che non puoi mai proteggere i tuoi figli da tutto e tutti”, si legge ancora nel post. E’ vero, i genitori non possono proteggere il figlio da tutto, però possono fare molto. Devono fare molto. Soprattutto in situazioni come questa. Che di normale ha poco.

Devono dare forza, anche se ne avranno bisogno e qualche volta la riceveranno, magari proprio dal figlio. Devono dare allegria, anche quando non ne avranno. Devono continuare a rispondere alle domande sul futuro, anche quando quel tempo verbale gli farà salire il magone. Un equilibrio complicato. Guardare all’oggi, senza smettere di progettare. Difficile rimanere normali, sereni, sorridenti. Sotto l’albero potrebbe esserlo ancora di più. Eppure ci devono riuscire. Non è tempo di cedimenti. I bambini hanno una sensibilità speciale e colgono minimi cambiamenti: un’eccesiva allegria, un’attenzione di troppo, un’indulgenza inusuale.

Il senso di una vita può esprimersi in pochi, fatidici momenti. Nei quali una carezza, un sorriso, un abbraccio, una buona notte, valgono una vita, appunto.

Un bambino, i suoi genitori, una diagnosi, un post ed una foto raccontano una storia di tutti, in cui c’è tutto. Dedicata a chi ci è passato, a chi sa cosa vuol dire, a chi sta combattendo, a chi ha perso, a chi pensa di non farcela, a chi aiuterà tutti noi a vincere.

 

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