L'Aquila, tutte le accuse della Fiom (alla politica) sul caso Intecs


In 68 a casa "a causa di una classe politica poco accorta e ad una città indifferente, chiude definitivamente una realtà che ha prodotto ricchezza"



Un’altra pagina nera si aggiunge al capitolo "lavoro" in Abruzzo. A perdere il posto, questa volta, sono 67 dipendenti della Intecs Solution Spa, l’azienda aquilana che opera nel settore della progettazione e sviluppo di sistemi elettronici high-tech nei mercati Aerospazio, Difesa, Trasporti e Telecomunicazioni. Lo scorso 19 settembre la società aveva già inviato la comunicazione all'assessore alle Attività produttive della Regione Abruzzo sulla volontà di chiudere il laboratorio dell'Aquila.

A nulla sono valsi i tavoli regionali e le trattative a diversi livelli, 68 ricercatori andranno a casa.

Così in una nota le Rsu Intecs e Fiom-Cgil della provincia del capoluogo commentano la sonora sconfitta per la ricerca aquilana:

“Si è chiusa definitivamente la vicenda Intecs e più complessivamente dell'ex Italtel/Siemens, visto che il Laboratorio di Ricerca e Sviluppo era l'ultimo baluardo del Polo Elettronico Aquilano.Oggi, ingiustamente, 65 ricercatori perdono il posto di lavoro e si aggiungono a tutti quelli che la Intecs ha licenziato in questi anni”

“Per far capire solo alcune delle applicazioni pratiche che vengono utilizzate quotidianamente dalla popolazione – spiegano nella nota- possiamo ricordare gli apparati progettati e realizzati dai ricercatori del Laboratorio Aquilano che hanno consentito di poter vedere in tutto il mondo le Olimpiadi Australiane e Greche, così come la tecnologia che ha consentito di portare lo fibra ottica in tutte le abitazioni è stata qui realizzata e se oggi le reti ottiche 3G funzionano è anche grazie al lavoro svolto dai lavoratori del centro di ricerche del Polo Elettronico. Questi sono solo alcuni esempi per far capire quanto si sta perdendo non solo come occupazione ma come tecnologia”.

La Fiom rimarca la gravità della perdita subita dalla provincia di L’Aquila e accusa la classe politica e quella imprenditoriale: “Oggi si conclude un percorso che lascia 65 famiglie senza sostegno economico e la fine di una storia tecnologica che ha visto nell'Italtel una delle aziende più all'avanguardia. Negli anni a causa di una classe politica poco accorta e ad una Città sostanzialmente indifferente, abbiamo visto decadere e ora chiudere definitivamente una realtà che ha prodotto ricchezza e benessere per il territorio e che ne avrebbe potuto creare per le nuove generazioni. Il paradosso più grande – concludono i sidacati- è che a causa di imprenditori mediocri oggi nella Città del 5G, della Smart City e della Materia Oscura i posti di lavoro ad alta tecnologia diminuiscono invece di crescere”.

UGL

Per Giuliana Vespa, segretario generale Ugl L'Aquila “E’ la chiusura di un capitolo che va avanti da anni. C'è stata a mio avviso pochissima attenzione da parte di tutti, della politica nazionale, forse anche cittadina, locale”.

Secondo il giudizio della sindacalista “I ricercatori Intecs in questi hanno svolto a livello tecnologico un lavoro molto importante. In una città con un tasso di disoccupazione altissimo come quello che ha L'Aquila, non ci possiamo permettere di perdere nemmeno un posto di lavoro – rimarca-e mandare a casa 65 famiglie, significa subire un’enorme perdita dal punto di vista umano, ma anche tecnologico. L’Aquila perde un pezzo importante per lo sviluppo di questo settore in città ma soprattutto nell’intero comprensorio”.

Vespa sostiene che “andava fatto uno sforzo economico a livello nazionale. Se siamo arrivati alla chiusura del polo – osserva- è evidente che è stato fatto troppo poco. A livello istituzionale tutti potevano intervenire, Governo, Regione, Comuni”.

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