Scadono tutti tra il 21 e il 23 dicembre. Tutti col fiato sospeso. Tutti o quasi tutti bocciati, a dispetto dei bandi che la Regione Abruzzo ha pubblicato qualche giorno fa: i Direttori regionali non sono più nelle grazie del governatore Luciano D’Alfonso, e quindi tutti, o quasi tutti, verranno messi alla porta. E quale migliore occasione di una scadenza contrattuale per rinnovare il parco-poltrone e aprire le porte della Regione ad altra gente? In vista delle elezioni non c’è di meglio per raccogliere voti e consensi. E allora via ai bandi, anche se poi per le assunzioni non se ne parla per ora: senza l’approvazione dei rendiconti la magistratura contabile dice no, che è tutto bloccato e fino a questo momento è stato approvato solo quello del 2014. Ma la propaganda va avanti lo stesso, anche nel silenzio dei sindacati dei dirigenti, attenti però a rivendicare i premi di risultato che sono al palo dal 2015.
Eppure una soluzione indolore per le casse pubbliche ci sarebbe stata: la proroga per tutti, tra l’altro prevista dai contratti. In questo modo la Regione non si sarebbe trovata con i Dipartimenti scoperti, e non sarebbe incorsa nei veti della Corte dei Conti. E tutto sommato, avrebbe risparmiato, avrebbe cioè rinnovato a costo zero.
E invece no, la propaganda impone che si proceda con i nuovi bandi, a dispetto delle regole. Anche se il tam tam della Regione riferisce che alla fine della fiera resteranno in sella soltanto i fedelissimi e fidatissimi Rivera, Primavera e Bernardini, tutti gli altri a casa. C’è solo un margine, al quale si attaccano quelli in odore di cacciata: le elezioni, quando tutti diventano più buoni, e quindi la minaccia di licenziamento potrebbe trasformarsi in un riciclaggio o in un semplice spostamento di poltrone.
Insomma, alla vigilia delle elezioni neppure il presidentissimo si potrà permettere di fare figli e figliastri, o almeno così sperano i direttori in odore di cacciata: è certo che Dalfy, finito il programma Ipa Adriatic, dovrà trovare una nuova collocazione per la bionda Paola Di Salvatore, che aspira alle Politiche comunitarie (attualmente in mano a Rivera) o in subordine a Turismo e Cultura (in mano a Giancarlo Zappacosta). Lo stesso Zappacosta, dopo un periodo di litigi, si è riavvicinato al presidente e aspira a tornare in sella alla Cultura e di riottenere i Trasporti che gli erano stati scippati ai tempi della guerra con Dalfy e che sono ancora senza guida.
Rivera dal canto suo spera di ottenere la direzione generale, che ora gestisce provvisoriamente. E che gli è stata affidata, con tanto di aumento di retribuzione, quando era già scattato il veto della Corte dei Conti: quindi un contratto dal forte sapore di illegittimità.
Ieri sera sono scaduti i termini per la presentazione delle domande e stamattina si apriranno le buste. In ogni caso sarà un concorso virtuale.
ps: perché anche il rinnovo dei contratti dei vecchi direttori, se si tratterà di rinnovo, secondo la Corte dei Conti non si può fare. Ma la propaganda è propaganda e quindi avanti così.