Mutandati. Nella città di centrodestra è meglio coprirli, non si sa mai: magari il sindaco di destra si offende, storce il naso, magari urtano la sua sensibilità, magari alla fine non ci viene neppure. Così i due loghi piccoli piccoli, già messi a fondo pagina in caratteri microscopici che per leggerli bisognava usare la lente di ingrandimento, ieri mattina sono stati pecettati, nascosti, oscurati: le parole “mondo operaio” e “socialismo” vanno cancellate perché possono nuocere gravemente alla salute.
E così sul manifesto della mostra dedicata all’avvocato di Matteotti, Galliano Magno, affisso al terzo piano del palazzo di Giustizia, una manina misteriosa ha appiccicato due linguette bianche per coprire i loghi delle due associazioni culturali che si chiamano “Mondo operaio” e “Associazione socialista” e che forniscono il patrocinio.
Come fossero bestemmie. Nè più nè meno di quello che successe a Firenze quando furono coperte le statue di nudo dei musei Capitolini in occasione della visita del presidente dell’Iran Rouhani, anche in quell’occasione per mano di una abruzzese.
C’erano voluti 50 anni perché l’Abruzzo si ricordasse di lui. E per celebrarlo degnamente: ma alla fine una gaffe dietro l’altra, culminate con le mutande alle “associazioni comuniste”, qualcuno le ha definite proprio così, appiccicate alla bell’e meglio per non urtare la sensibilità del centrodestra. Una specie di autocensura, che non fa manco i conti con la storia: Matteotti e Magno erano entrambi socialisti, e di questo persino il sindaco Umberto Di Primio, da poco riapprodato in Forza Italia, dovrebbe farsene una ragione.
Insomma, un vero e proprio disastro. La mostra sull’avvocato di Matteotti, morto quasi 50 anni fa, si apre domani col ministro Orlando, che tra l’altro scrive su Mondo operaio, e tanti altri. Una mostra voluta fortemente dalla nuora Marina Campana e dal figlio Carlo Eugenio. Con questa iniziativa, l’Abruzzo salda con Magno un debito di riconoscenza, visto che lo ha dimenticato per quasi 50 anni. Ma lo fa portandosi dietro una carrellata di errori, gaffe e figuracce. La prima, quella delle mutande sui loghi scomodi. La seconda, di qualche giorno fa: nella locandina riescono a sbagliare anche il nome.
Così la mostra di Galliano Magno diventa la mostra su Giacomo Matteotti. E infine, tanto per non farsi mancare niente, bucano persino il nome del ministero che ha contribuito a organizzare l’evento insieme alla Sovrintendenza archivistica e al tribunale di Chieti: il MIbact.
Ce n’è abbastanza. Di correggere non se ne parla: troppo tardi. La mostra aprirà così: col nome sbagliato, senza il logo del Mibact e con le mutande sulle associazioni socialiste.
ps: così la mostra su Galliano Magno, abruzzese illustre, finisce in una barzelletta.
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