Usa, occhi puntati sulla testimonianza dell'ex direttore dell'Fbi al Senato




Categoria: ESTERI
08/06/2017 alle ore 11:10



New York, 8 giu 10:11 - (Agenzia Nova) - L'ex direttore del Federal Bureau of Investigation statunitense (Fbi) testimonierà questa mattina di fronte alla commissione Intelligence del Senato e ai media nazionali, ansiosi di carpire nuovi dettagli in merito allo scandalo delle presunte relazioni tra l'amministrazione presidenziale Trump e la Russia. Comey, licenziato a sorpresa dal presidente all'inizio del mese scorso, ha scelto ieri di anticipare la deposizione e le domande dei senatori con un documento di sette pagine in cui illustra la sua ricostruzione delle interazioni con il presidente Trump. Nel documento, Comey afferma che Trump gli chiese più volte e con insistenza di assicurargli la sua "lealtà": una richiesta cui Comey afferma di non aver mai replicato affermativamente, limitandosi a garantire "onestà". Comey conferma di aver intrattenuto nove conversazioni private con il presidente sin dall'arrivo di Trump alla Casa bianca, e di aver trascritto resoconti di ognuna di queste conversazioni: una pratica che l'ex funzionario precisa di non aver intrapreso, invece, durante la presidenza Obama. Dal documento emerge anche la conferma di quanto dichiarato da Trump nelle scorse settimane: Comey rassicurò effettivamente il presidente, in privato e in almeno tre occasioni, che questi non era personalmente oggetto di indagini da parte dell'Fbi; ma avrebbe rifiutato di dichiararlo pubblicamente, perché - scrive l'ex direttore dell'Fbi nel documento pubblicato ieri - "ciò avrebbe comportato il dovere di rettificare" nel caso le indagini avessero successivamente coinvolto anche l'inquilino della Casa bianca. Le "pressioni" imputate a Trump nelle ultime settimane riguardano, a giudicare dal documento, proprio questo particolare punto: Trump avrebbe chiesto a Comey di confermare pubblicamente che non era personalmente oggetto di indagini, così da "sollevare la nube" delle accuse non circostanziate che da mesi paralizza l'attività di governo dell'amministrazione presidenziale. Comey però respinse la richiesta, facendosi scudo dello "status tradizionalmente indipendente dell'Fbi dall'Esecutivo". "Bloomberg" sottolinea la scaltrezza di Comey: non ha smentito pubblicamente le accuse mosse a Trump nei mesi scorsi, quando sarebbe davvero stato utile a dare ossigeno alla Casa bianca; e lo ha fatto invece solo ora, ventilando però l'ipotesi, non confermata né confermabile, che nel frattempo il presidente stesso possa essere divenuto oggetto delle indagini dell'Fbi. Il "New York Times" e la "Washington Post" puntano l'indice contro il presidente: dalle anticipazioni pubblicate da Comey, sostiene la "Washington Post", emerge "la figura di un presidente ossessionato dalla lealtà" che con le sue pressioni "pose il direttore dell'Fbi in una posizione di estremo disagio nell'arco di nove differenti conversazioni private". Secondo il quotidiano, le ricostruzioni di Comey avvalorano l'ipotesi che Trump possa aver tentato di "ostruire la giustizia" in merito ai presunti contatti tra membri della sua campagna elettorale e la Russia. Di tutt'altro avviso il "Wall Street Journal", che in un editoriale non firmato, attribuibile alla direzione, critica duramente l'ex direttore dell'Fbi: il documento con cui Comey ha scelto di anticipare la sua testimonianza "esibisce esattamente le ragioni per cui meritava di essere licenziato". "Anziché documentare un qualsivoglia abuso da parte del presidente Trump - sostiene l'editoriale - la deposizione introduttiva di Comey rivela un grave fraintendimento del ruolo e dei vincoli delle attività di pubblica sicurezza in un contesto democratico". Il peggio che si possa imputare a Trump dopo la lettura del documento, sostiene l'editoriale, è che il presidente sia un narcisista ingenuo, convinto di poter ammaliare uno dei più abili combattenti politici all'arma bianca della moderna storia americana (Comey, appunto)". Il "Wall street Journal" contesta in particolare a Comey la sua rivendicazione di indipendenza dalla Casa bianca: si tratta, secondo il quotidiano, di una visione distorta e dannosa del ruolo della agenzie di sicurezza nel paese: Comey "sta essenzialmente descrivendo la figura di un direttore dell'Fbi del tutto autoreferenziale. Tuttavia, i poteri di polizia del governo sono enormi e spesso oggetto di abusi, e l'unico modo di prevenirli è di rispondere personalmente agli ufficiali eletti dai cittadini".

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