E finalmente, e Apperò. Ventitré pannelli per raccontare una storia dell’Abruzzo che nessuno conosce. Una mostra permanente organizzata dal Mibact in due stanze del tribunale di Chieti su Galliano Magno, l’avvocato di Matteotti.
Il 14 ci sarà l’inaugurazione alla quale interverranno il ministro Orlando e molti altri. Ci saranno anche i quadri e le sculture del maestro Bruno Di Pietro. Giustizia quindi, alla figura dell’avvocato del martire della democrazia, che lui incontrò il primo maggio del 1929 e che poi difese da morto proprio nel tribunale di Chieti. Giustizia, dopo 50 anni in cui il nome di Galliano Magno è stato dimenticato in un cassetto.
Così Chieti e tutto l’Abruzzo riscattano il loro debito con la storia. Un po’ in ritardo, ma va bene lo stesso: basti pensare che il Centro Brera nella canonica di San Carpoforo ospiterà la biblioteca monumentale dell’avvocato Magno, ricca di 5000 titoli oltre alla collezione digitalizzata dell’Avanti e di Critica sociale. Un patrimonio inestimabile che sarebbe potuto rimanere in Abruzzo, solo con un po’ più di lungimiranza.
Il 14 dicembre quindi la mostra che rappresenta un tributo di riconoscenza a un uomo di altissimo profilo morale, un grande anti-fascista, dopo mezzo secolo di oblio da parte della classe dirigente della regione. E questa riscoperta la dobbiamo tutta alla nuora Marina Campana e al figlio Carlo Eugenio Magno, che con la loro tenacia hanno reso possibile riaprire un capitolo così importante per la storia dell’Abruzzo.
Nato a Orsogna il 25 febbraio 1896, dopo il diploma al liceo “G.B.Vico” di Chieti, Magno si interessa di politica. Frequenta gli amici dello zio, il notaio Giuseppe Magno segretario di Francesco Saverio Nitti, e assimila da lui le idee liberal-riformiste. Il primo maggiore 1929 incontra Giacomo Matteotti e aderisce al suo riformismo. Si iscrive al Partito socialista e costituisce nel suo paese, Orsogna, la prima sezione e una Camera del lavoro.
Nel 1920 viene eletto sindaco e a 24 anni è uno dei sindaci più giovani d’Italia. Quando nascono i fasci di combattimento e le camicie nere campiono le prime spedizioni punitive contro i bolscevichi, Magnodecide di resistere in nome della libertà e della legalità.
E anche della giustizia sociale. Per questo viene anche aggredito selvaggiamente a colpi di randello. Lui resiste, anche quando i fascisti lo fanno arrestare e processare, accusato di attività sovversiva. Viene assolto.
Durante la sua attività e dopo il minaccioso discorso di Mussolini alla Camera del 3 gennaio 1925, fa approvare un ordine del giorno che condanna le nuove misure restrittive della libertà di stampa. Ed è a lui, a questo avvocato matteottiano che Titta Velia nel processo farsa agli assassini del marito, celebrato a Chieti dal 16 al 24 marzo 1926, affida la difesa degli interessi della famiglia.
E dopo il processo, i fascisti lo diffidano, minacciano di mandarlo al confino, lo iscrivono nel casellario politico centrale come “pericoloso sovversivo”.
E’ morto quasi 50 anni fa, Galliano Magno, nel 1974. E ci sono voluti tutti questi anni e l’amore e l’impegno soprattutto della nuora Marina Campana e del figlio Carlo Eugenio, perché l’Abruzzo si accorgesse di lui. Il 14, finalmente, la mostra.
Apperò, che bravi la Sovrintendenza archivistica e il tribunale di Chieti, anche se con tutto questo ritardo, e soprattutto Apperò che tenacia e che passione Marina Campana.
ps: grazie Marina Campana e speriamo che Galliano Magno ci perdoni di tutta questa lunga ignavia.
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