Due o tre cose sulla dorsale adriatica, di Mosè Renzi


Ci scrive il managing director di Interporto Abruzzo



Categoria: ABRUZZO
30/11/2017 alle ore 09:38



Ho letto con molto interesse l’articolo di cui in oggetto.

Il giornalista ha compiuto un’indagine a 360° sulle questioni che attengono alla mobilità di persone e merci, cercando di cogliere, dalle dinamiche prospettiche dei flussi globali, degli spunti strategici per il territorio.

Non posso dire di condividere a pieno le conclusioni, ma ho comunque apprezzato il metodo.

Tuttavia rilevo che nel parlare dell’unica infrastruttura terrestre regionale che può rendere interoperabili le merci unitizzate fra le diverse modalità di trasporto, ha abbandonato il suo piglio e, senza alcun riscontro oggettivo, si è fatto condizionare dai tanti detrattori, che spesso vogliono dire la loro, in un’accezione negativa, sull’Interporto d’Abruzzo.

Sapevate che il collegamento di trasporto combinato che la interconnette con l’Interporto di Novara è:

· Il primo collegamento endogeno fra strutture interportuali

· Il primo convoglio ammesso al trasporto di casse hight-volume

· Il primo convoglio ammesso al trasporto di semirimorchi gruabili P386

· Il primo convoglio ammesso al trasporto di semirimorchi gruabili P400

Un innovativo paradigma organizzativo che consente ai traffici da/per Abruzzo di inserirsi nel corridoio Reno-Alpino (TEN-T 6).

Sono tantissime le aziende regionali, chiamate a competere su scala globale, che stanno sfruttando questa tecnica di inoltro per gli scambi commerciali d’oltralpe (Benelux/Germania/Francia/UK/Paesi Scandinavi).

Perché per una volta non provate ad essere un po’ campanilistici e dopo aver verificato la veridicità di quanto vi scrivo, uscite dal coro?

Cordiali saluti.

Mosè Renzi

 

Gentile Mosè Renzi,

grazie dell'attenzione che ha riservato alla nostra inchiesta. E'nostra abitudine tentare, per quanto possibile, di scartavetrare la patina del politicamente corretto, dei tagli di nastro e delle “celebrazioni embedded” per provare a fare opinione, abbozzare analisi, immaginare scenari, sempre nel rispetto di professionalità e persone.

Per cui la tranquillizzo sinceramente: nessun preconcetto sull'Interporto d'Abruzzo, anzi. Ma proprio il riferimento al coro è l'elemento che, con franchezza, ci fa insistere sulla strada intrapresa.

E'il coro, spesso, a fare più male che bene alla Messa cantata. E'quel mazzo di fiori donato al capo o al feudatario di turno che cela la ricerca dei miglioramenti e impedisce uno stimolo a cercare il plus.

Il campanilismo non so fino a che punto possa giovare alla nostra terra: credo, invece, che un sano patriottismo politico, industriale, amministrativo e umano possa portarci buoni frutti in prospettiva.

Ma solo se avremo la franchezza di provare a migliorarci, evitando incenso e mirra, imparando dai migliori. E lasciandoci alle spalle la paura di uscire da quel coro. Cordialità.

(fdp)