Due anni fa lo voleva promuovere, adesso minaccia di trasferirlo e solo perché non gli obbedisce durante l’emergenza di Rigopiano:
“Domani D’Alfonso va a Roma e trasferisce Marasco”,
dice secco Claudio Ruffini, diligentissimo segretario e ambasciatore delle volontà del presidente: è la mezzanotte del 17 gennaio e il dirigente Anas Sandro Sellecchia chiede un mezzo perché sotto la slavina di Ortolano ci sono tre persone. No, la turbina deve andare nella Valfino, ribatte Ruffini, e non fa niente che Sellecchia abbia ricevuto ordini da Marasco, Marasco non conta nulla, dice. Anzi, l’indomani verrà trasferito.
“D’Alfonso conta più del prefetto, credo che la situazione si farà difficile per Marasco”.
Ma chi questo Marasco che adesso rischia il posto di lavoro? E’ lo stesso dirigente che a metà dicembre del 2015 viene raccomandato in diretta dal governatore della Regione Abruzzo durante una telefonata, a favore di telecamere, col presidente dell’Anas Gianni Vittorio Armani. Marasco in quel momento è accanto a D’Alfonso, che è anche dipendente Anas e quindi dello stesso Armani.
“Io ho Marasco qui. In passato per i problemi ce la prendevamo con i territoriali. Adesso ringraziamo i territoriali affinché arrivi a Roma, al centro”.
Cosa avrà mai fatto di così eclatante Marasco (a soli due mesi dalla nomina) da indurre D’Alfonso a fare questa proposta? Forse per il governatore è soltanto un modo per farsi bello davanti a imprenditori e giornalisti. La conclusione della telefonata però è un brutto colpo, per Dalfy:
“Grazie presidente, ti cerco ‘sto giorni”.
Armani:
“No”.
E poi non mancano le risate, nelle ore drammatiche che precedono la tragedia di Rigopiano. Come all’Aquila, pochi istanti dopo il terremoto, anche qui, un’ora prima della valanga.
“E insomma, mica deve arrivare a Rigopiano? Perchè se dobbiamo liberare la Spa, al limite ci andiamo a fare pure il bagno”.
Queste le parole pronunciate al telefono dal dipendente dell’Anas, Carmine Ricca, alle 15.35 del 18 gennaio 2017, poco più di un’ora prima che una valanga travolgesse l’Hotel Rigopiano di Farindola. Ricca è a colloquio con il responsabile del settore viabilità della Provincia, Paolo D’Incecco, che ride della battuta del suo interlocutore. Anche Ricca ride e aggiunge:
“Cioè, ho capito che dobbiamo arrivare fin lì, però insomma è una bella tirata, lo sai meglio di me”.
I due stanno parlando della possibilità di distaccare una turbina, che ritengono stia
operando nel circondario di Penne e incidentalmente fanno dei riferimenti alla situazione dell’Hotel Rigopiano. D’Incecco chiede:
“Quanto tempo… oggi pomeriggio non si può fare niente?”.
Ricca risponde che
“mò, penso… oggi… la Madonna che c’è qua… eh… mò penso no”.
D’Incecco a quel punto chiede se se ne parli per la mattina seguente e il
dipendente dell’Anas conferma che
“sì, almeno domattina, anche perchè quello con la turbina fino a mò ha faticato…”.
Ma nelle intercettazioni dei Carabinieri Forestali ce n’è anche per l’ex prefetto Francesco Provolo:
“Noi siamo stati all’incontro qua in Prefettura, con un certa nonchalance il prefetto, capito… secondo il mio punto di vista sta sottovalutando lo stato
d’emergenza”:
a parlare è la consigliera provinciale Silvina Sarra, sindaco di Bolognano, col funzionario della Provincia Paolo D’Incecco poco dopo mezzogiorno del 18 gennaio scorso, solo poche ore prima della tragedia dell’hotel Rigopiano. I due parlano della “mancata apertura della sala operativa e la sottovalutazione da parte del Prefetto e della
gravità delle condizioni meteo”.
“E vabbè, se ne assume la colpa, cioè se ne assume la responsabilità i Prefetto”
E Sarra aggiunge:
“Ma lo sai che è mancato, Paolo? il raccordo, perchè la sala operativa aprirla
adesso, capito? che i sindaci sono arrivati al collasso, io dico che non ha senso ma non è neanche bello”
Al che il dirigente provinciale ammette che
“c’hai ragione, doveva essere aperta 10 giorni fa”.
La sala operativa del Centro Coordinamento Soccorsi, è scritto negli atti dell’indagine, è stata aperta solo alle ore 13,00 del 18 gennaio.
E c’è anche il dopo-valanga, quando i vari uffici si preoccupano di quello che potrà accadere, delle responsabilità, delle indagini.
Il 19 gennaio, un giorno dopo la tragedia, Marco Campili, dipendente della Protezione civile della Regione, parla con Giancarlo Misantoni, responsabile del Genio civile di Teramo. Si vocifera che ci siano indagini per omicidio colposo, dice Campili. Misantoni ribatte sostenendo che le indagini riguarderanno chi ha autorizzato la costruzione dell’hotel. Campili aggiunge, si legge nell’informativa del Noe, che lui avrebbe avuto competenza sulla parte operativa “ma è stato interessato soltanto dalla passata mattinata e non potevamo autoinvitarci”.
Sulla stessa linea la Regione, che adotta un linguaggio più ermetico:
“C’è da gestire una situazione documentale nel rispetto della legge”,
dice il presidente Luciano D’Alfonso alle 7.53 del 20 gennaio 2017, due giorni dopo la tragedia, durante un colloquio telefonico con il responsabile del settore viabilità della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco. La conversazione è contenuta nelle ultime due
pagine delle 119 che compongono l’informativa della Squadra Mobile di Pescara. D’Incecco è attualmente indagato.
“Si tratta di gestire la situazione – dice D’Alfonso a D’Incecco come trascritto nell’informativa – …tu lo hai capito che ti voglio dire?…”.
E D’Incecco risponde:
“Dov’è questo?”.
Il presidente della Regione, che non è indagato, chiarisce:
“no no… c’è da gestire una situazione documentale nel rispetto
della legge…”.
Nel rispetto della legge, sottolinea. Lui teme di essere intercettato e quel “nel rispetto della legge” è a uso e consumo di chi ascolta. “Tu lo hai capito che ti voglio dire”? Ciò che vuole dire D’Alfonso non è in quelle parole, e spera che D’Incecco capisca (come se l’eventuale maresciallo in ascolto fosse stupido). Il funzionario della Provincia replica:
“eh lo so… io purtroppo sto a mezzo servizio”.
D’Incecco poco prima aveva detto al governatore che era affetto da una colica renale
da lunedì mattina e doveva fare accertamenti e che le operazioni le stava gestendo Claudio Di Blasio, sempre della Provincia di Pescara anche se lui stava «coordinando un pò» e stava dando «qualche consiglio…qualche dritta».
Nell’informativa della Mobile, la trascrizione di questa telefonata è introdotta da un sommario in cui viene spiegato che «si registra la seguente conversazione in ordine alla predisposizione della documentazione che probabilmente dovrà essere necessaria per la ricostruzione degli accadimenti del 18 gennaio”.
C’è paura per quello che potrà venire fuori dopo i 29 morti. La paura è tanta, anche alla Provincia di Pescara. Ecco cosa si dicono il segretario Antonello Langiu, il responsabile della viabilità Paolo D’Incecco e il presidente Antonio Di Marco.
Langiu:
“… Paolo…”
D’Incecco:
“… Sì, dimmi, dimmi Antonè…”
Langiu:
“ehi… eh… hai saputo dell’Hotel Rigopiano, si?…”
D’Incecco:
“… no, che è successo?…”
Langiu:
“… eh, è crollato sotto a una valanga!!!… dodici morti!!!…”
D’Incecco:
“… all’Hotel Rigopiano?…”
Langiu:
“… eh…”
D’Incecco:
“… mannaggia la miseria…”
Langiu:
“… ehh… Antonio ti voleva parlare un attimo, mò sta al cellulare… un casino non da poco questo, eh…”
D’Incecco:
“… mannaggia la madosca…”
Langiu:
“… mò te lo passo che ha chiuso, aspetta un attimo… si ciao, cia, cia, ciao…”
Di Marco:
“… Paolo…”
D’Incecco:
“… eh, dimmi…”
Di Marco:
“… qua, mò è arrivata sta notizia abbastanza drammatica…”
D’Incecco:
“… fregati…”
Di Marco:
“… quindi… è un problema molto serio!!!…”
D’Incecco:
“… ehh… eh… un problema serissimo…”
Di Marco:
“molto, molto serio. Tra l’altro la turbina che avevamo concordato che andava su a Farindola non è mai andata a Farindola e non ho capito cosa ha cambiato di programma l’Anas,e sta andando a Villa Celiera dove anche lì è crollata una casa con due anziani che sono saliti al primo piano, si sono salvati per miracolo, però la neve addosso il freddo, insomma un macello!!!… ma la cosa terribile è questa cosa di Rigopiano perchè là ci sono dodici persone. S’è salvato soltanto quello che ha dato la notizia…
Di Marco:
” io la preoccupazione mia è che quello è un lavoro che è di mia competenza, tutto qua!!!…”
D’Incecco:
“… vabbè, ma di tua competenza… la valanga, che gli puoi fare alla valanga?…”
Langiu:
“… no ma non è… non è responsabile…”
D’Incecco:
“… ma la valanga… noi che gli possiamo fare alla valanga…”
Langiu:
“… no, niente… infatti mò…”
D’Incecco:
“… cioè, tenetelo pure… mò lui non so se sia molto lucido!!!…”
Langiu:
“… eh, infatti mò glielo devo dire… glielo devo dire subito di non dire certe cose…”
D’Incecco:
“… tu… tu, certe cose… cioè, no di non dirle, di dire le cose… com’è, cioè, mò che c’è stata una valanga, oppure che a Villa Celiera… è cascato il tetto inc…su la neve … ma chi può… che c’entriamo?…”
Langiu:
“… uh…”
D’Incecco:
“… più… mò, non credo che… insomma… cioè, qual è la nostra omissione?… noi ci occupiamo di scuole…
Langiu:
“… nessuna!!!…
D’Incecco:
“… ci occupiamo di strade, mica di valanghe!!!…”
Langiu:
“… nessuna!!!…”
D’Incecco:
“… va bene… eh… instradalo un pò perchè l’ho visto, sta mattina, molto poco…”
D’Incecco:
“… mò sulla valanga però, che probabilmente è stata innescata anche da sti dieci terremoti, dieci-quindici, terremoti ci sono stati!!!… eh, ma… a parte il disastro che, il disastro, va bene… ehh… lo condivido… è solo da condividere un disastro di questo tipo, eh… ma noi non è che abbiamo la competenza sulle valanghe, non ce l’ha neanche il Comune!!!… cioè la valanga è la valanga!!!… capito?…”
Sempre dalle informative emerge un altro particolare vergognoso: la sorella del proprietario dell’hotel Rigopiano il giorno prima della tragedia si presentò alla Provincia per dare l’allarme, visto che molti ospiti volevano andare via, ma non fu ricevuta.
E’ il 19 gennaio, ore 16.45. Il dirigente della viabilità D’Incecco parla con “Laura“, segretaria della Provincia di Pescara, dalla quale apprende che il giorno prima, 18 gennaio, la sorella di Roberto del Rosso (il gestore dell’hotel Rigopiano) si era recata in Provincia per chiedere soccorso per conto del fratello, il quale via WhatsApp, l’aveva messa al corrente della situazione critica in cui versava l’albergo e dei clienti che volevano andarsene. Era stata la stessa Laura a parlare con la sorella di Del Rosso, alla quale aveva però fatto presente che erano tante le emergenze del momento nei vari Comuni, tant’è che il Presidente in quella circostanza non aveva potuto riceverla e che Laura le aveva detto “.. guarda arriverà un mezzo però non penso prima del pomeriggio…
Laura:
“… si era sparsa la voce che due/tre persone erano vive e invece era un falso allarme… non e… non erano…”
D’Incecco:
“… mh… mh… mh…”
Laura:
“… oddio guarda…”
D’Incecco:
“… ho capito! E vabbè…”
Laura:
“… guarda Paolo… stavo malissimo… perché ieri la sorella di Roberto stava qua…”
D’Incecco:
“… chi è la sorella di Roberto?”
Laura:
“… Roberto è il titolare dell’albergo…”
D’Incecco:
“…ah… non lo sapevo…”
Laura:
“…è venuta qui in Presidenza nel pieno del casino quando aveva appena fatto il terremoto…”
D’Incecco:
“… mh… mh…”
Laura:
“… che Antonio stava su due/tre telefoni… un casino… dicendo guarda… mio fratello… mi faceva leggere i WhatsApp… mi dice che la strada si sta riempiendo di neve, se si può mandare un mezzo…”
D’Incecco:
“…mh…”
Laura:
“… e io le ho detto guarda… adesso un casino… le ho detto. No… perché i clienti dell’albergo se ne vogliono andare… le ho detto sì… io capisco però c’abbiamo le emergenze con i Comuni… c’era una coppia a Villaaa… no?”
D’Incecco:
“…mh…”
Laura:
“… tant’è vero che il Presidente non ha nemmeno potuto ricevere in quel momento… e io le ho detto, guarda arriverà un mezzo però non penso prima del pomeriggio…”
D’Incecco:
“…mh…”
Laura:
“… oddio… adesso fino al pomeriggio… dai dopo ritorno…”
D’Incecco:
“… (incomprensibile)… non è che adesso noi… incomp…”
Laura:
“… (incomprensibile)… certo…”
D’Incecco:
“… (incomprensibile)… era urgente… uno prende… il gatto delle nevi eh… a casa… che significa…”
Laura:
“… (incomprensibile)… poi quello che è successo… è stato talmente… talmente assurdo…”
D’Incecco:
“… eh… eh… capito? Eh… vabbò… senti noi ti volevamo dire che… (incomprensibile)… stiamo agendo sui tre fronti diciamo più critici che sono Roccamorice… poi Caramanico e Sant’Eufemia…”.