Mentre il Pescara di Zeman annaspa nelle sabbie mobili della classifica in serie B, il club guidato dal presidente Daniele Sebastiani è al lavoro per centrare un obiettivo che - sul piano degli affari - equivarrebbe ad un piazzamento in zona Champions League.
COSA SARA'
Si punta alla realizzazione di un nuovo stadio da 21.000 posti, in un'area di 130mila metri quadrati, che rivoluzionerebbe la zona della pineta dannunziana, tra via Pantini, la Circonvallazione e strada della Bonifica. Prevista la realizzazione di una cittadella dello sport e di una nuova area destinata ad attività commerciali, con una trasformazione radicale della mobilità, attraverso la realizzazione di un hub intermodale. Costo di investimento previsto, interamente a carico dei privati, di circa 70 milioni di euro. Il progetto vedrebbe la luce nell'arco di due anni, entro la fine del 2019.
Pescara Calcio e Proger, la società incaricata di realizzare il progetto, negli ultimi tempi hanno premuto sull'acceleratore: prima una serie di incontri con i vertici istituzionali. Poi, a settembre, una presentazione in pompa magna presso la Camera di Commercio. Altra presentazione l'ottobre scorso, in Comune, alla presenza del ministro per lo Sport Luca Lotti, con il presidente della Regione Luciano D'Alfonso a fare gli onori di casa.
Giovedì prossimo sarà la volta del porto turistico Marina, dove faranno tappa il presidente del Coni Giovanni Malagò, l'ex presidente della lega di Serie B Andrea Abodi, l'amministratore delegato della Juventus Giuseppe Marotta e l'ex calciatore Gianluca Vialli. Si viaggia al ritmo di una presentazione al mese. C'è fretta di chiudere e dare inizio ai lavori.
IL PROGETTO
Il progetto del nuovo stadio, suggestivo e affascinante, apre scenari futuristici per l'intera zona Sud della città di Pescara. Coinvolge un'area di 130mila metri quadrati e - stando alle dichiarazioni degli architetti - punta a coniugare funzionalità e sostenibilità ambientale.
La pineta dannunziana non verrebbe toccata, ma ampliata e protetta. Il fosso Vallelunga verrebbe riqualificato insieme ad alcuni tratti del quartiere Villaggio Alcyone, che avrebbe continuità diretta con l’area verde. L’invaso del nuovo stadio sarebbe di 10 ettari, con una fermata della stazione ferroviaria, una fermata della filovia e un parcheggio di scambio, che formerebbero un nuovo hub trasportistico.
Sono previsti interventi anche nel cosiddetto Polo della conoscenza universitario, ossia tra via Pepe e viale Pindaro, con l’eliminazione dell’antistadio, la costruzione di un campus universitario, la realizzazione di attrezzature a servizio dell’università e di una piscina comunale per sport acquatici. Verrebbe realizzato un collegamento tra parchi e spazi pubblici attraverso la trasformazione di viale Pindaro in piazza lineare, con boulevard e percorsi pedonali che congiungerebbero l’area universitaria al lungomare e al parco della Riserva dannunziana.
Lo stadio sarebbe un impianto 'verde’, nel senso che si scaverebbe il meno possibile, mentre la mobilità vedrebbe moltiplicarsi i criteri di accesso e sarebbero utilizzati materiali sostenibili. Nello stadio sono previste attività commerciali, ristoranti e poi Casa Pescara, con servizi e sky box. La parte coperta sarebbe di 4.000 metri quadrati e l’area commerciale di 16.200 metri quadrati. Risulterebbero garantiti elevati standard di sicurezza, accessibilità, atmosfera e visuale.
CHI C'E' DIETRO
La progettazione, per conto della Pescara Calcio, è affidata alla Proger, una vecchia conoscenza del territorio abruzzese. Il nome della società fondata da Onofrio Caputi, padre del top manager Massimo Caputi, ex amministratore delegato di Sviluppo Italia, e di Sergio Caputi, attuale rettore dell'università D'Annunzio di Chieti-Pescara, è legato alla progettazione di una serie di opere, non sempre di successo: basti pensare al tribunale di Pescara, dove risulta da anni irrisolto il problema legato al cedimento di piastrelle o all'ospedale Santissima Annunziata di Chieti, vulnerabile al sisma poiché costruito con calcestruzzo impoverito.
La società, con sede a Pescara, oggi è tra le prime in Italia nella progettazione ingegneristica e ha sviluppato interessi di grandi rilievo nei principali paesi del mondo. Il presidente è Claudio Recchi, mentre Umberto Sgambati, che riveste la carica di amministratore delegato, è l'uomo che sta seguendo da vicino la questione nuovo stadio. Tra i consiglieri d'amministrazione della Proger figura Roberto De Santis, manager legato a Massimo D'Alema, considerato uno dei principali punti di contatto tra il centrosinistra e il mondo degli affari: nel 2009 venne intercettato a colloquio con il faccendiere pugliese Giampaolo Tarantini, nell'ambito dell'inchiesta sulle escort di Berlusconi, mentre chiedeva un interessamento del Governo di allora sul progetto Tap.
Il regista dell'operazione e coordinatore del progetto è Antonello Ricci, ex segretario della federazione giovanile comunista ai tempi del Pci e poi, dopo la svolta della Bolognina, consigliere comunale a Pescara nelle file del Pds. Ricci è legato al presidente del Delfino, Daniele Sebastiani, da un'amicizia personale di lunga data.
Per quasi 20 anni, fino all'aprile scorso, è stato il manager di punta del gruppo Maresca, attivo a Pescara e nel resto d'Italia nel settore delle costruzioni e nel comparto turistico. E' stato anche vice presidente e consigliere amministrazione di Saga, la società che gestisce l'aeroporto della città adriatica.
Il progetto, tra gli altri, porta la firma di Giovanni Vaccarini, architetto e socio, nel consorzio Progetto & Finanza, dell'ex dirigente regionale Antonio Sorgi, insieme al quale è finito al centro di un'inchiesta sull'appalto per il cimitero di Francavilla al Mare.
IL FRONTE DELLA POLITICA
Sul fronte politico, il progetto del nuovo stadio è sostenuto dal centrosinistra abruzzese e in particolare del Pd. Un elemento che sembrerebbe chiudere il cerchio dei rapporti tra democrat abruzzesi e manager imprenditoriale proveniente da quell'area politica. Il quadro, in realtà, appare molto più complesso e articolato. Il governatore D'Alfonso, il sindaco Alessandrini e l'assessore Civitarese, pubblicamente, hanno espresso grande entusiasmo per il progetto, anche se non si capisce bene a che titolo e con quali finalità, trattandosi di un'iniziativa a carattere privato. Difficile dire se sia una corsa a mettere il cappello sulla realizzazione nuovo stadio, in cerca di un po' di consenso, o se invece ci siano altri interessi in ballo.
Non tutto, peraltro, è come appare. D'Alfonso, ad esempio, il nuovo stadio lo vorrebbe davvero, ma punta a realizzarlo in un'area del comune di Spoltore, dove ha già trovato la sponda del sindaco Luciano Di Lorito. La complessità della partita e i delicati equilibri in ballo, consigliano però al governatore di mantenere tutte le porte aperte.
Nel frattempo, come ogni buon politico di tradizione democristiana, D'Alfonso dispensa pacche sulle spalle ad ogni interlocutore.
Sul fronte del Pd pescarese, invece, il sindaco Alessandrini e l'assessore Civitarese non mostrano esitazioni nel sostenere il progetto. Proprio Civitarese, in occasione dell'ultimo rimpasto di giunta, è stato a lungo in ballottaggio con l'ex assessore allo Sport, Giuliano Diodati, per l'estromissione dalla squadra di governo: alla fine, tra mille polemiche, è caduta la testa di Diodati, apertamente contrario al progetto di realizzazione del nuovo stadio.
Secondo alcuni, sarebbe stata proprio questa presa di posizione a costargli il posto. La prova del nove, a supporto di tale ipotesi, sarebbe rappresentata dall'entusiastica adesione di Civitarese al progetto firmato Proger.
Restando nel campo del centrosinistra, si registra qualche mugugno nell'area composta da Mdp e Sinistra Italiana. Borbotta anche la Lista Teodoro, perennemente impegnata a negoziare al rialzo. Opposizioni compatte, invece, contro il progetto del nuovo stadio: sia Forza Italia che il Movimento 5 Stelle hanno esposto dubbi e perplessità, in particolare rispetto al rischio di speculazione edilizia e sull'impatto ambientale che l'opera, nel complesso, produrrebbe sulla riserva naturale della Pineta Dannunziana.
DUBBI E CRITICITA'
Quali sono i reali interessi dei privati nell’investire? Si inseriranno, in corso d’opera, nuovi tentativi di speculazione edilizia? E in che modo sarà possibile mantenere il vecchio stadio, di proprietà comunale, una volta che il Pescara Calcio emigrerà nel nuovo? Sono alcune dei principali interrogativi sollevati dal progetto del nuovo stadio.
Quanto al rischio speculazioni, occorre partire dai terreni privati al centro del progetto: la Pescara Calcio dovrà acquistarli dal legittimo proprietario, ovvero la società Chiavaroli Costruzioni. Occorrerà capire a che prezzo e a quali condizioni. Qualcuno ipotizza l'inserimento di contropartite relative, ad esempio, allo spostamento dei permessi di edificabilità in altre aree cittadine. Inoltre ci si chiede come si giustifichi, sul piano economico e finanziario, un investimento così ingente: il credito sportivo potrà essere di aiuto, ma qui si parla di una partita da 70 milioni di euro.
E allora qualcuno maligna che, a dispetto del progetto iniziale, in corso d'opera potrebbero inserirsi nuovi interessi edilizi. Al momento è soltanto dietrologia, ma in ogni caso sarà fondamentale vigilare, affinché a prevalere sia sempre l'interesse collettivo.
E proprio l'interesse collettivo è alla base del ragionamento di chi si oppone al progetto del nuovo stadio, a partire dall'incerto destino dell'impianto esistente, che soltanto a livello di manutenzione ordinaria oggi costa al Comune di Pescara tra i 600mila e i 700mila euro l'anno. Una volta che anche il Pescara andrà via - ci si chiede - chi sosterrà e in che modo, i costi di gestione?
Su questo aspetto il primo a lanciare l'allarme è stato proprio l'ex assessore Diodati, che anche alla luce della costosa ristrutturazione dello Stadio Adriatico, avvenuta nel 2009, proponeva di affidare la gestione dell'impianto esistente al Pescara, che avrebbe potuto provvedere ad una più ampia e incisiva opera di ristrutturazione. "Altrimenti - avverte Diodati - l'Adriatico farà la fine del Rampigna". E a pagare sarebbero soprattutto le società giovanili locali, che attualmente si allenano nell'impianto di via Pepe, ma anche quelle che usufruiscono degli altri centri sportivi di proprietà comunale, dove i costi di affitto rischiano di lievitare a dismisura.
Ulteriori perplessità sono state sollevate dal dipartimento di Architettura dell'università D'Annunzio, che mette in guardia dai rischi legati all'impatto ambientale generato dalla realizzazione di una cittadella dello sport, a ridosso di una riserva naturale che rappresenta il principale polmone verde del capoluogo adriatico.
Forza Italia attacca sull'assenza di trasparenza e di concretezza nell'operazione, che finora ha prodotto "sempre i soliti quattro disegnini", ma che in realtà appare priva di un piano economico-finanziario relativo ai conti e ai costi di investimento. "Noi vogliamo sapere - dice il consigliere regionale Lorenzo Sospiri - chi paga per la realizzazione di una tale opera, chi paga gli espropri dei terreni, chi paga la costruzione dei parcheggi e come si mantiene una simile struttura".
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