Grazie, dieci volte grazie, e mille volte grazie. Ma la risposta è no.
E’ arrivato con una lettera garbatissima e ironica, che però è una vera e propria presa per i fondelli, il no del regista Luciano Odorisio alla sfacciatissima richiesta della Deputazione teatrale di Chieti, città nella quale l’artista è nato, di incoronarlo testimonial del teatro Marrucino.
Ma che pensata. Dovevano averlo studiata davvero bene, nei minimi particolari, con tanto di clausole di recesso, oneri responsabilità revoche e doveri, il contratto per Odorisio. E passi che sbaglino persino il nome e lo chiamino Odorosio (e anzi non passi per niente visto che di persone di cui andare fieri Chieti non ne ha così tante), ma addirittura trattarlo come si farebbe con l’operaio della manutenzione degli impianti, forse è apparso troppo anche per uno innamorato della propria terra come lui.
E così, nella scrittura privata che la Deputazione teatrale gli invia per posta, viene elencata una serie interminabile di compiti, così tanti e tutti indicati meticolosamente che il regista per portarli a termine in meno di un anno avrebbe dovuto prendersi un anno sabbatico. Tra l’altro conditi da una serie infinita di paletti, ispirati da diffidente rigore burocratico, alla faccia della stima.
Insomma, un bel pacco di impegni, come veicolare l’immagine del teatro, favorire “la partecipazione a titolo gratuito di personaggi del mondo dello spettacolo dal vivo”, e poi incontri con le scuole, addirittura il supporto per il fund raising, la pubblicità in ambito cinematografico, televisivo e audiovisivo e per finire spot e documentazioni firmati ma con i diritti d’autore lasciati alla proprietà del teatro. Tutto per 10 mila euro, spese comprese. E comprese anche le spese, probabilmente, degli artisti che avrebbe dovuto invitare e portare a Chieti, magari ospiti a casa sua.
La proposta di contratto, manco a dirlo, viene rispedita al mittente. La lettera che scrive Odorisio al cda del Teatro (composto dal sindaco Di Primio, dal presidente Cristiano Sicari, Annalisa Di Matteo e Paolo De Cesare) si spertica in ringraziamenti per la considerazione che la Deputazione dimostra nei confronti della sua immagine, e anche per gli emolumenti. E sopratutto ironizza sulla mole di lavoro che lui avrebbe dovuto svolgere nei “ritagli di tempo”, che si sommano a ritagli di tempo e via ritagliando, tempo e denaro.
Grazie, mille volte grazie, per questo contratto che lo onora e lo commuove, risponde Odorisio:
“Che però è giunto al termine di una serie di decisioni lavorative che ho appena preso per il 2018 e che mi mettono alla prova nel lavoro di regista e sceneggiatore, in Italia e all’estero, e all’interno delle quali mi sarebbe impossibile ritagliare, a proposito di ritagli, lo spazio necessario per gli incarichi del Marrucino e quindi assicurarvi tutto ciò di cui avete legittimamente bisogno. Mi trovo cosi’ costretto a rinunciare con grande tristezza e col pianto nel cuore”.
L’artistica ironia contro l’insulto. Il regista, autore tra l’altro di Sciopèn con Michele Placido e Giuliana De Sio, commedia di costume sulla vita di provincia piena di pettegolezzi, intrallazzi, invidie ancora attualissimo dopo 35 anni, non smentisce ma si chiude dietro un deciso “no comment”.
“Ho rinunciato perché sono molto occupato e i miei impegni mi impediscono di accettare quell’offerta stupenda, di cui li ringrazio ancora”, risponde. E il Teatro, e la città di Chieti?
“Amo molto il teatro Maruccino: io sono nato e cresciuto lì: da piccolo ho iniziato a frequentare il teatro con mio padre violinista e con uno zio che faceva l’impresario. Ed è proprio al Marrucino che è nata la mia passione per il mondo dello spettacolo, lì ho deciso di fare il regista”.
No, Luciano Odorisio non avrebbe voluto dire di no, al suo Teatro. Non l’avrebbe mai detto.
ps: se soltanto il Teatro non vivesse sulla luna (per non dire altro).