Una mazzata a sei zeri per il Comune di Spoltore a causa della mancata approvazione nei tempi di un piano di recupero a iniziativa privata. L’ente è stato condannato dal Consiglio di Stato a pagare un risarcimento milionario ai proprietari di un terreno edificabile che si trova sul lungofiume, a Villa Raspa.
Circa 2 milioni 330 mila euro l’importo stabilito dall'Agenzia delle Entrate che l'Ente dovrà sborsare agli appellanti entro 30 giorni. Toccherà invece alla Procura della Corte dei Conti ricostruire le responsabilità individuali che in dieci anni hanno procurato il danno erariale.
L’annosa vicenda si trascina dal 2008, quando la famiglia Di Gregorio, proprietaria di un’area nella zona di Villa Raspa, inoltra all’ente una richiesta di approvazione di un Piano di Recupero. Dopo le richieste dei privati, però, il Comune non si pronuncia, “benché in possesso di tutta la documentazione necessaria ai fini dell'istruzione della pratica”, si legge in una sentenza del Tar.
Dopo una diffida, infatti, i privati si rivolgono al Tar chiedendo la declaratoria dell'illegittimità del silenzio dell'Amministrazione. Il giudice amministrativo accoglie il ricorso e nomina un commissario ad acta, Luigi Cerasoli. Il Consiglio Comunale di Spoltore subito dopo rigetta l’istanza degli interessati. Nel 2010 il Tar si pronuncia di nuovo sulla vicenda annullando la deliberazione del Comune e ritenendola “viziata da incompetenza”: la decisione era stata presa dopo l’insediamento del commissario ad acta.
Nell’ aprile 2010, il commissario dà il via libera al piano di recupero, ma per i ricorrenti è ormai troppo tardi: il contratto preliminare di vendita è scaduto. Gli interessati presentano così un nuovo ricorso al Tar chiedendo il risarcimento dei danni.
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