Londra. Si fa incandescente in Gran Bretagna la campagna contro la Russia, che sarebbe colpevole di aver interferito nel referendum del 2016 sul divorzio dall'Unione Europea: lo afferma il quotidiano "The Times" riportando oggi mercoledì 15 novembre i risultati di una ricerca condotta da esperti delle università di Swansea, in Galles, e di quella californiana di Berkeley, negli Stati Uniti; risultati che confermano le accuse contro il Cremlino lanciate dal primo ministro britannico Theresa May lunedì scorso 13 novembre. Secondo gli esperti universitari, dunque, nelle 48 ore precedenti il voto del referendum da centinaia di migliaia di siti russi sono partiti almeno 45 mila messaggi e commenti che sono poi rimbalzati per milioni di volte sui social media: si trattava perlopiù di contenuti pro-Brexit, vista dalla Russia come un esito che indebolisce l'Unione Europea. Ma non mancavano neppure commenti a favore della permanenza della Gran Bretagna nell'Ue: segno che l'obbiettivo della campagna di disinformazione russa era principalmente tesa a seminare confusione e discordia nell'elettorato britannico, come peraltro aveva sottolineato la stessa premier May. Sempre oggi il "Times" pubblica anche la denuncia del capo del National Cyber Security Centre (Ncsc, il centro nazionale britannico per la sicurezza informatica; ndr), Ciaran Martin, secondo cui negli ultimi tempi gli hacker al servizio del Cremlino hanno attaccato in Gran Bretagna le reti dei settori dell'energia, delle telecomunicazioni e dei media: l'obbiettivo della Russia, secondo Martin, è quello di "minare ed erodere l'attuale ordine internazionale. Ma noi sappiamo cosa state facendo e non ve lo permetteremo", ha aggiunto facendo eco alle parole pronunciate lunedì da Theresa May; "l'Ncsc lavora attivamente con i servizi alleati, con le industrie del web e con la società civile per sventare la minaccia" russa, ha assicurato il capo della sicurezza informatica.
A questa massa di accuse il Cremlino non ha risposto ufficialmente, ma diverse voci negli ambienti governativi russi si sono levate per ribattere alla denuncia fatta dalla premier britannica: in particolare, come riferisce il "Times", il vicepresidente della commissione Difesa e sicurezza del Senato russo, Frants Klintsevich, dopo aver definito le accuse britanniche come "infondate e senza prove", si è preso gioco della May :"Vorrebbe essere la nuova Lady di ferro", ha detto, "ma chiaramente non ha la statura" di Margareth Thatcher.
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