Nell’Italia che non riesce ad emergere dalla crisi economica, che presenta una quota di disoccupazione giovanile tra le più alte in assoluto e in cui la ricerca di un posto di lavoro si pone come una delle sfide più drammatiche per il Paese, la Chiesa ai tempi di Papa Francesco prova a colmare i vuoti della politica.
SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI
In occasione della 48a Settimana sociale dei cattolici, che si è svolta a Cagliari dal 26 al 29 ottobre alla presenza del premier Paolo Gentiloni, la diocesi si è soffermata a riflettere sull’emergenza lavoro, così come suggerito dal pontefice: “libero, creativo, partecipativo e solidale”. In un videomessaggio Bergoglio ha ricordato che ci si santifica lavorando per gli altri, continuando così l’opera creatrice di Dio. “Senza lavoro non c’è dignità - ha affermato-. Il precariato è immorale e uccide la dignità, la salute, la famiglia e la società”.
In Italia il bisogno di lavorare sta diventando una questione fondamentale per la vita e la dignità delle persone. Tra le soluzioni illustrate nel corso delle quattro giornate in Sardegna, monsignor Filippo Santoro, presidente della Commissione lavoro della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha evidenziato la necessità di un cambiamento di paradigma nel progetto di sviluppo attuale. Ha inoltre sottolineato l’importanza della conversione culturale legata alla riscoperta del senso del lavoro e ha esortato gli imprenditori a non confondersi con gli speculatori.
Ma come si traduce in pratica tutto questo? ImpaginatoQuotidiano lo ha chiesto al Monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara, che ha partecipato alla Settimana Sociale a Cagliari.
VALENTINETTI
“Quando monsignor Santoro ha parlato di conversione culturale alla scoperta del lavoro, evidentemente si riferiva alla ricerca di immaginazione e ad un’inventiva che può essere collegata ad uno spirito di ricerca di nuovi lavori - osserva Valentinetti -. Ma questo discorso, pur rispettabile nel suo proposito e nella sua identità più profonda, non tiene conto di un aspetto ancora più importante. Dovremmo riuscire – spiega l’arcivescovo - a consolidare quel lavoro che già esiste all’interno della nostra realtà. A Cagliari, forse, avremmo dovuto riflettere di più su questo tema”.
Secondo Valentinetti, infatti, “si rischia che il percorso della logica dell’inventiva sia limitato ad uno spazio di nicchia e che non si riesca a rispondere alle esigenze di quel 40% di giovani disoccupati”.
Per costruire un rapporto nuovo tra imprese e lavoratori è necessario, ad avviso del vescovo, ridisegnare il patto per il lavoro già esistente. Un altro obiettivo però acquista un’importanza fondamentale ed è quello di “rimettere al centro i processi formativi. “Solo attraverso la formazione professionale – sostiene Valentinetti - si può recuperare tutta quella parte di lavori che non esiste più e che invece è fondamentale”.
DISTINGUERE TRA MACRO E MINI
“Imprenditore non sia speculatore”, dice Santoro. Quindi nuove norme per il costo del lavoro o meno tasse in busta paga? “Redistribuire l’utile all’interno dell’azienda aiuta a lavorare bene, meglio e tanto – chiarisce l’arcivescovo - che però tiene a distinguere il caso delle grandi imprese, da quelle piccolo e medie.” A giudizio di Valentinetti, per queste ultime la tassazione è esageratissima e bisognerebbe rivedere quindi tutta la parte normativa dell’imposizione fiscale.
“Oltre questo aspetto, però – prosegue il vescovo - occorre un’elevazione della qualità del lavoro all’interno dell’azienda stessa. Il nerbo dell’economia del Paese sono proprio le piccole e medie imprese – rimarca Valentinetti - che riescono a rispondere meglio alle necessità di richiesta di lavoro e a produrre manufatti”.
Secondo Valentinetti, la qualità delle produzioni italiane deve essere difesa e valorizzata: “Noi non abbiamo altri tipi di capacità e dobbiamo stare attenti perché le produzioni si stanno già spostando verso le grandi realtà del Nord Europa, mentre a livello di manodopera si guarda all’Est Europa”.
QUANTE BUONE PRATICHE
A Cagliari sono state presentate le cosiddette buone pratiche, nell’ambito del progetto Cercatori di LavOro, che interessa le aziende, gli istituti che realizzano l’alternanza scuola-lavoro e le amministrazioni.
L’obiettivo è offrire ai vescovi e alle comunità ecclesiali locali, spesso alle prese con problematiche drammatiche e quasi irrisolvibili di povertà e assenza di lavoro, possibili soluzioni e spunti per ulteriori sviluppi creativi in grado di stimolare le realtà ecclesiali a conoscere il proprio territorio e ad individuare pratiche eccellenti in materia di lavoro.
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Molte di queste buone pratiche hanno trovato spazio all’interno del Progetto Policoro. “Per realizzare le buone pratiche – sottolinea Valentinetti - occorre innanzitutto conoscerle. In Sardegna ne sono state illustrate oltre 400 e non credo che gli uffici del lavoro delle nostre diocesi le conoscano tutte – evidenzia il vescovo -. Inoltre è necessario un collegamento più diretto tra la realtà del progetto Policoro, che pure fa capo agli uffici pastorali, e la dimensione delle buone pratiche emerse dal progetto Cercatori di LavOro”.
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