"Il futuro della politica di coesione europea: dibattito aperto sulla pre-adesione"


Seminario organizzato a Bruxelles nella sede Regione Abruzzo dal Programma transfrontaliero Ipa Adriatic


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
10/11/2017 alle ore 13:24

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Politiche di Coesione e di pre-adesione, immigrazione, Eusair e Mediterraneo, lotta alle frodi: sono stati questi i quattro temi che affrontati nel corso del seminario organizzato a Bruxelles nella sede Regione Abruzzo dal Programma transfrontaliero Ipa Adriatic, su iniziativa del’Autorità di Gestione avv. Paola Di Salvatore.

Numerosi gli interventi da parte di parlamentari europei, rappresentanti delle istituzioni europee e dei paesi dell’area Adriatico-Ionica, attraverso i quali è stato delineato il quadro attuale e futuro della Politica di coesione europea e della cooperazione territoriale e delle problematiche legate al rapporto tra Stati membri e Stati in pre-adesione e sulle direttrici di sviluppo futuro dell’area Adriatico-Ionica e del Mediterraneo, che dovranno essere alla base della futura programmazione europea, a partire dal 2021.

Grande riconoscimento al lavoro svolto in questi anni dal Programma Ipa Adriatic è arrivato da diverse istituzioni europee e da alcuni rappresentanti degli otto Stati coinvolti: 244,8 milioni di euro, 102 progetti finanziati (11 dei quali legati all’innovativa target call on Eusair), 893 beneficiari e 191 associati sono alcuni numeri che dimostrano come Ipa Adriatic rappresenti un esempio virtuoso nella gestione dei fondi Ue.

“La Regione Abruzzo e l’Autorità di Gestione Paola Di Salvatore – ha detto Luigi Nigri della Direzione Generale per gli Affari Regionali della Commissione Europea – hanno accettato la difficile sfida di guidare un Programma complesso perché ha coinvolto 8 Stati, quattro dei quali in pre-adesione e ha svolto questo compito nel migliore dei modi, sia per capacità di impiego dei fondi, sia per la capacità di ascolto, di vicinanza e di condivisione delle diverse esigenze”.

Di “orgoglio italiano” ha parlato Rossella Rusca responsabile delle politiche regionali e fondi strutturali presso la rappresentanza permanente dell’Italia a Bruxelles, “perché nonostante le gravi difficoltà avute durante il cammino, il Programma transfrontaliero Ipa Adriatic ha contribuito, in maniera evidente e nel pieno rispetto dello spirito comunitario, alla politica di allargamento e di integrazione dei Paesi dell’area adriatica che ambiscono a entrare nell’Unione”.

“Il grande impatto non solo finanziario che il Programma Ipa Adriatic Cbc ha avuto negli 8 Stati – ha spiegato l’avv. Di Salvatore – rende necessario indirizzare le risorse verso una programmazione multilaterale che persegua i principi della politica di coesione ancor più verso i Paesi in pre-adesione nel loro percorso di ingresso all’Unione Europea. Lo sviluppo dei settori strategici che caratterizzano l’area Adriatico-Ionica resta una priorità che dovrà essere attuata attraverso misure che favoriscano il rafforzamento delle istituzioni e l’integrazione tra Stati membri e Stati in pre-adesione superando le diversità legislative e giuridico-amministrative. Estremamente significativa diviene la convergenza delle azioni di Cooperazione Territoriale Europea verso la crisi migratoria con l’obiettivo di rendere l’Unione europea più sicura, più inclusiva e più stabile”. 

Il tema dell’immigrazione è stato affrontato dalla parlamentare europea dell’Italia Cécile Kyenge che ha sottolineato l’importanza di affrontare la crisi migratoria con uno spirito costruttivo superando le divisioni per operare in maniera organica e consentire agli Stati membri di conoscere con esattezza su quali fondi europei possono contare. "Dall’ultimo incontro tra l’Unione Europea e l’Unione Africana – ha aggiunto l’onorevole Kyenge – è emersa la necessità di condividere le responsabilità che derivano dalla gestione dei flussi migratori, ma in ogni caso occorre agire con un approccio dal basso guardando non a cosa potremo fare “per” loro ma “con” loro".

Sullo stesso argomento è intervenuta Eleni Marianou, segretario generale della conferenza delle regioni marittime periferiche (Crpm), che ha parlato di “ponti come simbolo della politica di coesione che rappresenta il vero valore aggiunto dell’Europa perché capace di parlare alle persone ancor prima che alle istituzioni”.

Un ruolo determinante in questa direzione ha svolto Ipa Adriatic come sottolineato anche dai rappresentanti degli Stati coinvolti, che hanno ribadito come questo Programma sia stato e debba continuare ad essere il punto di riferimento per l’area Adriatico-Ionica anche nella futura programmazione in termini di stimolo a individuare, ognuno nelle proprie identità e differenze, la strada più veloce ed efficace per avvicinarsi agli standard europei.

Così, se per la parlamentare europea della Croazia Zeljana Zovko “occorre lavorare per attuare le necessarie riforme istituzionali e tecniche richieste dall’Ue nella convinzione che un quadro più armonico aiuti la stabilizzazione dell’area e favorisca la cooperazione”, per il presidente dell’Euroregione Adriatico-Ionica e della regione croata di Dubrovnik-Neretva Nikola Dobroslavic “Il Programma ha consentito a tutti di comprendere come solo cooperando insieme a tutti i livelli, istituzionali e non, si possono superare le differenze e le difficoltà che ognuno si trova ad affrontare, per questo l’auspicio è che si continui a guardare in maniera complessiva all’intera area, per favorire uno sviluppo omogeneo tra i paesi in ritardo e i paesi più all’avanguardia”.

“Siamo consapevoli delle difficoltà in cui versa l’Europa e la maggior parte dei paesi che la compongono o che aspirano ad entrarvi – ha spiegato Sladan Bevanda, ministro dell’Interno della Regione Herzegovina-Narenta (Bosnia-Herzegovina) – ma solo restando uniti e cooperando è possibile superare gli ostacoli, avendo ben presente che un lavoro fondamentale deve essere svolto all’interno delle istituzioni, in termini di riforme che avvicinino i paesi tra loro e loro all’Europa”.

“Dobbiamo tutelare e valorizzare le nostre identità culturali e il nostro paesaggio – ha aggiunto il sindaco di Mostar Ljubo Beslic – ma l’uomo è fatto per migliorarsi e dunque è disposto ad affrontare sempre nuove sfide, sempre più complesse che la globalizzazione ci pone davanti. Non possiamo pensare di fare tutto da soli e per questo l’Europa può contribuire a ridurre gli squilibri esistenti tra i territori e all’interno dei nostri territori. Noi abbiamo investito nell’energia rinnovabile, nell’ambiente e nella promozione del nostro patrimonio storico-culturale anche grazie ai progetti realizzati attraverso il Programma Ipa Adriatic, e abbiamo candidato la nostra città a Capitale europea della cultura, convinti che questa sia un modo per affrontare la modernità”.

"Ci sentiamo già tutti cittadini europei e questo ci da' molta energia nell’affrontare le sfide che abbiamo davanti – ha affermato Aldrin Dalipi, presidente del Consiglio regionale di Tirana – ma non è una cosa buona giocare con la speranza di Albania, Serbia, Montenegro e degli altri Paesi in pre-adesione, per questo chiediamo alla Commissione Europea di continuare a investire risorse nella cooperazione territoriale e in programmi transfrontalieri che hanno la necessaria visione d’insieme come è avvenuto con Ipa Adriatic”. 

Concetti espressi anche dalla presidente del Consiglio regionale di Scutari Greta Bardeli che ha evidenziato l’impatto positivo che il Programma ha avuto sia per i risultati tecnici ottenuti dai singoli progetti, sia perché ha contribuito a formare una nuova mentalità in coloro che hanno collaborato ai progetti. “Si può e si deve fare di più – ha aggiunto Mario Djuracic, rappresentante della Repubblica Srpska – per allargare la conoscenza delle opportunità che l’Europa offre ai cittadini e questo è possibile se si continua sulla strada della formazione e dell’informazione coinvolgendo le amministrazioni pubbliche, le imprese e le università”.

Per Thomas Wobben direttore dei lavori legislativi per la Commissione per le politiche di coesione territoriale presso il Comitato Europeo delle Regioni (Coter) “bisogna scongiurare che nei prossimi mesi vengano confermate le previsione di riduzione del budget destinato alla politica di coesione perché così sarebbero penalizzate soprattutto le regioni più in ritardo di sviluppo. Lo spirito europeo è invece ridurre le differenze e dunque occorrerà affrontare il problema responsabilizzando maggiormente le regioni nella gestione dei fondi rendendoli sempre più attenti ed efficienti nell’individuare le priorità e nella capacità di spesa.

Di gestione di fondi europei, della lotta alle irregolarità e alle frodi ha parlato, infine, Antonio Bellucci dell’Olaf (Ufficio europeo per la lotta antifrode) che, nel riconoscere il lavoro svolto da Ipa Adriatic attraverso l’organizzazione del ciclo di seminari nei paesi partecipanti, ha anche fornito i dati del lavoro svolto tra il 2010 e il 2016 con oltre 1600 indagini e con la raccomandazione di recupero di circa 3,6 miliardi di euro attinenti al bilancio Ue.

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