La bonifica di Bussi può attendere. Un’altra tegola si è infatti abbattuta nelle ultime settimane sulla già intricatissima partita che si gioca attorno alla gara per l’esecuzione dei lavori sulle aree esterne Solvay. Una delle aziende della cordata che ha prevalso rispetto alle altre società che hanno partecipato al bando commissariale è in difficoltà. E non da oggi: la sezione fallimentare del tribunale di Vicenza dovrà decidere se e con quali modalità potrà andare avanti con le attività. Si tratta della Safond Martini che nell’ambito delle attività dell’Ati guidata dalla belga Deme dovrebbe occuparsi della gestione dei rifiuti che andranno rimossi dal sito abruzzese. Un’impresa in conclamate difficoltà che ora cerca di evitare il peggio attraverso un piano di ristrutturazione dei debiti considerato “complesso”. Si spiegherebbe in questo modo come mai, dopo l’apertura delle offerte sulla bonifica di Bussi la procedura per l’affidamento definitivo è finita su un binario morto.
Lo scorso 3 aprile per la verità sembrava fatta. Dopo mesi di rinvii ed un susseguirsi suggestivo di colpi di scena, i concorrenti in gara erano stati infine convocati. Dopo pochi giorni erano persino trapelati in via del tutto ufficiosa anche i nomi delle ditte a cui erano stati affidati in via preliminare i lavori: per l’appunto il raggruppamento di imprese capitanato da Dec - Deme (mandataria), Safond Martini Srl, Elios Ambiente Srl, Sidra Società italiana dragaggi Spa. Un’offerta che specie da un punto di vista tecnico è stata considerata prevalente contro quelle degli altri partecipanti, alcuni tra i player più accreditati nel settore delle bonifiche a livello nazionale. Come Hera, seconda in ordine di piazzamento.
Nessun ostacolo nemmeno dagli altri fronti. Il tar Lazio il 15 marzo ha respinto il ricorso presentato da Toto Holding che contesta la legittimità stessa dell’intera procedura bandita due anni fa dall’allora commissario Adriano Goio. La regione Abruzzo, da parte sua, ha garantito la piena copertura degli importi di gara non coperti dalla contabilità della struttura commissariale oggi gestita dal ministero dell’Ambiente. Ed è stato pure firmato il discusso accordo per il passaggio dei terreni inquinati di proprietà Solvay al comune di Bussi sul Tirino al prezzo simbolico di 1 euro.
Ma mentre tra le amministrazioni di Roma e dell’Abruzzo si tentava l’accelerazione, a Vicenza, al tribunale fallimentare, andava in scena un altro film. Che ha come protagonista, come detto, Safond Martini che nell’ambito dei lavori previsti dall’appalto, dovrebbe trattare le scorie di Bussi. La società però, come si legge nell’ampia documentazione acquisita dal Tribunale veneto, già da tempo è nelle peste. E’ tutto scritto nero su bianco nella richiesta presentata dai legali di Safond perché fosse ammessa alla procedura di salvataggio. L’azienda “si trova in stato di crisi e non è in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni come emerge dalla situazione patrimoniale, economica e finanziaria”, si legge negli atti. Il tribunale di Vicenza per questo ha nominato a febbraio un commissario giudiziale prima di ammetterla, a maggio, al concordato in bianco. Tutto questo mentre la commissione di gara per l’affidamento dei lavori a Bussi spulciava le offerte, valutava i requisiti richiesti a ogni singola azienda delle cordate in corsa. E attribuiva infine i punteggi. Che hanno incoronato i vincitori. Forse.