Avevano fatto di tutto per non lasciare traccia. Per nascondere un’operazione con cui avrebbero perso definitivamente la faccia. I fondi del Masterplan destinati alla bonifica di Bussi utilizzati per asfaltare le strade: un colpo al cuore avvelenato dell’Abruzzo.
Dopo due processi e una faticosissima sentenza che finalmente condanna gli imputati per disastro colposo, la Regione Abruzzo assesta l’ultimo insulto agli abruzzesi. L’11 ottobre approva la delibera incriminata (assenti solo Marinella Sclocco e Giovanni Lolli) con la quale dirotta sulla viabilità provinciale i soldi destinati alla bonifica della discarica e si preoccupa, con caparbia minuziosità, di non nominare mai la parola “Bussi”, di non nominarla solo e soltanto per rendere difficile la comprensione della notizia. Anzi proprio per nasconderla, la notizia.
No, nella delibera 565, la parola Bussi non c’è, non viene mai scritta. Per lei si usa il nome in codice “Psra 43”, come per gli agenti segreti, che è quello che viene usato per indicarla nel Masterplan. Ma chi se lo va a rivedere il lungo elenco delle decine di opere finanziate col Masterplan? Nessuno. E infatti.
Così la Regione approva aumma aumma il dirottamento dei fondi che andranno a rifare il look alle strade dell’Aquila, del Chietino, dell’area vestina e che serviranno persino per il Central Park di Lanciano intitolato a Pino Valente.
Bussi è tabù. Ma l’inghippo si scopre leggendo nella delibera in un passaggio chiave in cui la Regione spiega, sia pure senza nominare mai la discarica Tremonti, che “le risorse attribuite a titolo di Fsc 2014-2020 all’intervento codice Psra 43, per un importo pari a 18.500.000,00 euro, si realizzano attraverso la copertura economica del privato titolare del dovere contrattuale Edison spa, poiché con propria programmazione di fondi privati procede alle attività di bonifica previste nell’intervento in argomento”.
Edison e bonifica: ecco qua scoperto l’arcano. Grazie a queste due parole il tentativo disperato della Regione di nascondere ai cittadini che i fondi per la discarica di Bussi si andavano a fare benedire per sempre, viene finalmente scoperto. Addio bonifica, addio tutela della salute pubblica e tutti quei bei progetti annunciati dal centrosinistra in campagna elettorale.
La conferma arriva sabato dall’assessore al Bilancio Silvio Paolucci che a Mapero’ dice che i fondi sono stati dirottati perché Edison si è fatta carico della bonifica. Ma è un progetto ridicolo secondo il Forum H2O, un progetto insufficiente, rincara la dose a sorpresa l’ex direttore generale della Regione Cristina Gerardis.
E’ proprio una bomba quella che scoppia nel pomeriggio di ieri col post pubblicato sulla sua bacheca Facebook dalla Gerardis, che nel processo di Bussi in qualità di Avvocato dello Stato ha ottenuto il ribaltamento della sentenza di primo grado con la condanna dei responsabili della Edison fino a tre anni per avvelenamento colposo delle acque. Un post che provoca un terremoto nelle stanze di Palazzo Silone.
“Spero che questa decisione di utilizzare lo stanziamento Masterplan Abruzzo destinato alle aree del sito di Bussi ad altre finalità, pur meritevoli, non pregiudichi gli interventi di competenza degli enti, che non sono certo azzerati dalla presenza in conferenza dei servizi dell’attuale proprietario della discarica abusiva Tremonti”.
Sì, perché il sito comprende anche aree pubbliche, sul quale il privato non interverrà.
“Ricordo infatti – prosegue Gerardis nel suo post su Fb – che
il sito ricomprende aree pubbliche, sulle quali certamente il
privato non interverrà e che soprattutto a quelle erano
destinatele le risorse. Mi risulta inoltre che il progetto del
privato sia ancora al vaglio del ministero dell’Ambiente e che
qualitativamente e quantitativamente abbia suscitato delle
perplessità, soprattutto se confrontato con i dati assolutamente
allarmanti acquisiti nel processo penale. E non dimentichiamo –
aggiunge Gerardis – che quello stesso soggetto privato si
dichiara incolpevole, declinando ogni obbligo risarcitorio. Sul
giudizio pende il suo ricorso per Cassazione”.
Insomma, dice Gerardis: inannzitutto il progetto presentato da Edison non è detto che ottenga il via libera del Ministero; in secondo luogo il sito comprende aree pubbliche sulle quali il privato non interverrà; poi su Bussi pende ancora il ricorso in Cassazione e quindi non è così scontato che la condanna venga confermata. Ma nonostante tutto questo, la Regione che fa? Prende quei soldi e scappa, per darli alle Province.
Una volta tanati, alla Regione tentano un’ultima arrampicata sugli specchi. Nel pomeriggio va in onda un siparietto tra il presidente della Commissione di vigilanza Mauro Febbo e il segretario di Luciano D’Alfonso, Enzo Del Vecchio:
“Sorprende la scoperta tardiva del consigliere Febbo – si legge in una nota – l’amministrazione regionale ha agito alla luce del sole dando ripetuta comunicazione rispetto allo switch dei fondi per Bussi”.
La bonifica, spiega, spetta alla Edison e le risorse regionali “prima destinate a questo scopo possono essere utilizzate per altre finalità”.
Febbo, dal canto suo, aveva denunciato così l’operazione:
“Siamo di fronte ad una mera operazione delle tre carte nella certezza della impunità e per poter dire agli abruzzesi che si sono trovate finalmente le risorse per la viabilità provinciale. Ma ci si è ben guardati dallo specificare la provenienza di quei fondi”.
E in fondo il problema è anche questo: come si fa a cambiare unilateralmente il Masterplan che è stato sottoscritto in pompa magna dal presidente della Regione e dall’ex premier Matteo Renzi dopo una serie di correzioni e integrazioni richieste dal Ministero dell’Ambiente? Il Ministero è al corrente? Si possono utilizzare fondi del Masterplan destinati all’ambiente e alla tutela della salute per asfaltare le strade? Se così fosse, il Masterplan sarebbe davvero un incredibile bluff, una specie di pozzo al quale attingere per soddisfare le richieste di chicchessia: strade, rotatorie, pali della luce.
ps: Avanti c’è posto, soprattutto in vista delle elezioni.
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