Berlino. All’inizio di questa settimana il primo ministro britannico Theresa May e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, si sono incontrati nuovamente, dopo i colloqui telefonici della premier britannica con il cancelliere tedesco Angela Merkel e con il presidente francese Emmanuel Macron per parlare dei negoziati inerenti la Brexit. May, pur sapendo bene che i leader europei non sono disposti a concessioni particolari ha voluto almeno tentare di aprire un nuovo percorso di discussione. In Gran Bretagna gli imprenditori e le banche sono nervosi, e molte di queste ultime stanno cercando sedi a Francoforte o Parigi. Gli europei sono ben consapevoli dei bisogni degli inglesi, e pertanto non intendono ammorbidire le loro posizioni. Il presidente francese Macron e Berlino hanno ribadito che “nessun accordo è meglio di un cattivo accordo”. La May sembra consapevole delle conseguenze negative per l’economia britannica, mentre il ministro degli Esteri Boris Johnson pensa che l’accordo non sia necessario. Secondo i calcoli di Bruxelles il Regno Unito dovrebbe fornire alla Ue oltre 60 miliardi di euro (secondo altri calcoli si arriverebbe addirittura a oltre 90) per gli impegni assunti prima della Brexit. A Firenze la May disse che il suo Paese continuerà a versare al bilancio della Ue fino alla fine del 2020 circa 20 miliardi di euro netti, un'offerta che non soddisfa Berlino e Parigi, i maggiori contributori netti della Ue.
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