Era cominciato tutto a febbraio 2016, con lo schiaffo del ministro Beatrice Lorenzin a Luciano D’Alfonso: due denunce in procura sulla nomina di Mauro Mattioli all’Istituto zooprofilattico. Ed ecco, a distanza di un anno e mezzo, l’inchiesta: tra gli indagati il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, il rettore dell’Università di Teramo Luciano D’Amico, l’attuale direttore generale facente funzioni Vincenzo Rivera, l’ex segretario di D’Alfonso Claudio Ruffini, l’ex capo di gabinetto Ernesto Grippo (nella commissione come delegato della Regione) e infine Irene Ciabbini, Stefania Valeri e Manola Di Pasquale, anche lei nominata presidente del cda dell’Izs, tutti accusati di abuso e falso nella proroga chiesta dalla procura aquilana per il fascicolo aperto dalla pm Antonietta Picardi. Un’inchiesta che rischia di far azzerare tutta l’attività svolta dal nuovo management dal 2016 fino a oggi.
E tutto per una forzatura: Mauro Mattioli non aveva i requisiti per fare il direttore generale, e questo aspetto viene sottolineato dalla stessa Lorenzin a fine 2016 nel parere inviato alla Regione e bellamente ignorato da D’Alfonso. Innanzitutto il ministro sottolinea che il nome di Mattioli non era inserito nell’elenco degli idonei.
Quando la Commissione si riunisce l’11 dicembre 2016, e scrive il verbale al termine della procedura di valutazione, quel nome non c’è, o almeno “non è formalmente inserito nella lista degli idonei”. Non solo: la Lorenzin rileva che nella Commissione non c’è accordo sull’idoneità di Mattioli e che addirittura un componente non firma neppure il verbale. Ma c’è il colpo di scena finale: la direzione generale del ministero valuta il curriculum dell’ex rettore e scopre che Mattioli non è in possesso della “comprovata esperienza nel campo della sanità pubblica veterinaria”.
Per tutti questi motivi, chiude la Lorenzin, “non è possibile esprimere parere favorevole alla nomina”.
Ma c’erano stati molti passaggi critici anche nella procedura di nomina, oggetto anche questi di una denuncia al comando dei carabinieri. Nonostante tutto, e nonostante il parere negativo del ministro, la Regione andò avanti.
“Con decreto n.2 del 12 gennaio – spiegò il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, rispondendo a una interrogazione del parlamentare Fabrizio Di Stefano – il presidente D’Alfonso ha confermato il conferimento dell’incarico di direttore generale a Mattioli”. Una nomina che stava particolarmente a cuore al rettore D’Amico, che finisce anche lui nel calderone dell’inchiesta.
I fatti: in effetti, come scrive la Lorenzin, il nome di Mattioli non compariva nell’elenco degli idonei alla nomina di direttore generale. La commissione è costretta a occuparsi subito, dalla primissima riunione di ottobre, della candidatura dell’ex rettore dell’ateneo teramano, e lo fa chiedendo un parere sul suo curriculum all’avvocatura regionale.
La commissione (segretaria Barbara Morganti), vuole sapere se l’esperienza maturata con la carica di rettore, di presidente di fondazione e di direttore generale dell’ateneo in cui sono comprese anche le facoltà di Agraria e di Veterinaria, possano rientrare <nell’ambito della sanità pubblica veterinaria nazionale e internazionale e della sicurezza degli alimenti>. Insomma, si cerca di capire se Mattioli ha i requisiti per fare il direttore generale. Ma è alla fine che scoppia il caso.
Quando, arrivato il parere favorevole dell’Avvocatura, la commissione si spacca. Un membro della commissione, il dottor Bonichi, contesta il giudizio dell’Avvocatura e mostra invece il punto di vista dell’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari:
“Lo svolgimento dell’incarico di direttore generale di un ateneo, anche nel caso in cui annoveri tra le sue facoltà quelle di Agraria e Veterinaria -sostiene l’Agenas -non attesta affatto il possesso del requisito della “comprovata esperienza nell’ambito della sanità pubblica veterinaria nazionale e internazionale” richiesto dalla norma regionale”.
La Commissione sospende la seduta. Quando riprende, alle 14 dell’11 dicembre, prepara la lista degli idonei e dei non idonei: il nome di Mattioli non c’è.
All’ex rettore vengono dedicate solo alcune righe alla fine del verbale (prima foto sopra): quando la commissione si spacca, in quattro aderiscono alla tesi dell’Avvocatura ma Bonichi appunto lascia e chiede che la sua dichiarazione venga verbalizzata perchè, sostiene, il curriculum di Mattioli non è idoneo. Annuncia che invierà i verbali al ministero della Salute e alle autorità competenti. Il caso finisce sul tavolo della Lorenzin. Ed è proprio il ministero che conferma i dubbi di Bonichi e la tesi dell’Agenas: Mattioli non ha i requisiti, non può considerarsi idoneo per quella carica.
Nonostante tutto D’Alfonso conferma Mattioli, lo inserisce tra gli idonei e scrive al ministro che “è in una lista a sé”, a parte. Idoneo meno degli altri, ma per la Regione, più degli altri. Uno schiaffo.
twitter@ImpaginatoTw