Baldacchini




Categoria: Editoriale
31/12/2025 alle ore 09:16



Il locale è sul mare, ma il mare non collabora. È scuro, fermo, del tutto indifferente. Dentro, invece, Capodanno pretende impegno: luci studiate, musica alta, superfici lucide. Tutto è pronto per essere guardato.

La proporzione si intuisce immediatamente, senza bisogno di contare: 85% donne, 15% uomini. Una percentuale che non ha bisogno di grafici. Si legge nei movimenti, nell'aria, nel modo in cui si occupa lo spazio.

Le donne arrivano preparate come per un evento decisivo. Trucco fissato, capelli immobili, vestiti che chiedono collaborazione continua. Allestite come baldacchini abbandonati: strutture magnifiche, curate in ogni dettaglio, pronte ad accogliere qualcosa che però non passa. Tutto è al suo posto. Manca solo la funzione.

Ci si muove poco, ci si aggiusta spesso. Ogni gesto è manutenzione: una spalla rimessa in asse, un fianco ricondotto dentro il vestito, una mano che ripassa crema profumata su braccia e clavicole. L'aria è satura di profumi. Non tanto per essere sentite da qualcuno - gli uomini sono pochi - quanto per sentirsi addosso, per controllare che l'allestimento regga.

I selfie partono presto. È una procedura rodata.

Prima singoli. Poi a due. Poi di gruppo.

Braccia tese, mento avanti, testa leggermente inclinata.

Aspetta.

No, rifacciamola.

Questa no.

Il baldacchino deve funzionare anche in digitale.
 

Ed è qui che viene spontaneo chiederselo, con una curiosità più ironica che indulgente: perché non se ne rendono conto?

Perché non vedono che lo sforzo è diventato visibile, che l'attesa ha preso il posto del divertimento, che l'allestimento ormai precede la serata stessa?

Gli uomini, pochi e statisticamente avvantaggiati, stanno comodi. Scarpe larghe, posture rilassate. Con quella percentuale non serve fare molto: basta esserci.

Possono guardare, sparire, tornare. Il mare fuori fa lo stesso, ma senza aspettative.

Quando parte la musica inevitabile, le donne si riversano in pista tra loro. Ballano, urlano il ritornello, agitano fazzoletti come in una festa di paese ben organizzata.

Per un attimo sembra allegria. Poi il corpo presenta il conto: una scarpa che stringe, una caviglia segnata, un piede che chiede tregua. Si continua comunque. Qui non ci si ferma.
 

In disparte, lontano dalla pista, una conversazione procede senza utilità evidente. Non migliora l'inquadratura, non aumenta le probabilità, non produce immagini. E inutile nel senso più puro del termine. E proprio per questo resta.

Il quadro, a quel punto, è completo.

Dentro, baldacchini splendidi senza passaggio.

Fuori, il mare che non guarda e non aspetta.

Mentre l'85% è lì per essere scelto,

c'è chi, semplicemente, non si offre.

Il resto è allestimento.

 

Pussy Galore