Lettere al direttore



di Redazione
Categoria: Editoriale
06/11/2025 alle ore 09:03



Gentile Direttore,

in occasione dei cinquant’anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, vorrei condividere con i lettori del suo giornale  una riflessione ispirata anche dagli approfondimenti che avete dedicato in questi giorni a questa ricorrenza e al tema, affascinante e complesso, del rapporto tra Pasolini e il mondo dell’Intelligence.

Pasolini è, ancora oggi, una coscienza critica del Paese. La sua voce, a mezzo secolo di distanza, continua a parlare al presente perché aveva saputo leggere, con lucidità quasi profetica, le trasformazioni del potere, della società e della comunicazione. In un tempo di conformismi e silenzi, la sua libertà intellettuale resta un esempio raro e prezioso.

Nel tornare a discutere del “caso Pasolini”, è importante non ridurre la riflessione alla sola cronaca della sua tragica fine o alle teorie che ne circondano le ultime ore. Il vero valore della sua eredità sta nella forza del suo pensiero: nella capacità di smascherare i meccanismi di manipolazione, di cogliere i nessi nascosti tra politica, informazione e potere economico, di difendere il diritto — e il dovere — di cercare la verità.

Non stupisce, dunque, che oggi si torni a evocare il suo rapporto con il mondo dell’Intelligence. Non come materia di mistero, ma come occasione per riflettere sulla natura stessa dell’informazione, sulla gestione del sapere e sul confine – sempre delicato – tra segreto e trasparenza, sicurezza e libertà.

Pasolini aveva compreso che la vera trasformazione del potere non passa solo dalle istituzioni, ma dal linguaggio, dall’immaginario, dalla cultura. Aveva intuito la nascita di un “nuovo fascismo” più sottile, fondato sul consumo, sull’omologazione e sulla perdita del senso critico. È una lettura che, nel tempo della comunicazione globale e dell’intelligenza artificiale, conserva un’attualità sorprendente.

A cinquant’anni di distanza, ricordarlo significa riconoscere la necessità di pensiero, di analisi e di coraggio civile. Significa riscoprire il valore della libertà di parola, anche quando è scomoda, e dell’impegno intellettuale come forma di servizio alla verità

Cordialmente