Il nuovo disegno di legge regionale n. 93 sulle grandi derivazioni idriche a uso idroelettrico ha acceso un vivace confronto politico. Il provvedimento mira a recepire le osservazioni del Ministero dell’Ambiente alla legge 9/2022, a rendere più chiari i testi normativi e a introdurre regole aggiornate per il calcolo dei canoni concessori.
La discussione, avviata in Commissione Territorio sotto la guida del presidente Emiliano Di Matteo (FI), ha subito messo in luce profonde divisioni tra maggioranza e opposizione. Sul tavolo, infatti, ci sono concessioni che possono generare introiti milionari per le casse della Regione.
Secondo Antonio Blasioli (PD), la proposta non affronta un nodo cruciale: la tutela delle grandi aziende che utilizzano energia idroelettrica per la produzione, come la Società Chimica Bussi e la Burgo Group di Avezzano. Entrambe erano state audite nel giugno 2024 come “autoproduttrici”, ma il nuovo testo – sostiene Blasioli – non riconosce più criteri premianti per chi investe nella propria autosufficienza energetica.
Il consigliere denuncia inoltre che la Regione avrebbe abbandonato l’impegno, assunto oltre un anno fa con il Ministero dell’Ambiente e l’allora presidente Marco Marsilio, di salvaguardare queste imprese attraverso norme specifiche.
Blasioli ricorda come le due aziende rappresentino un patrimonio industriale per i territori di Bussi e Avezzano, con centinaia di addetti e un indotto che coinvolge centinaia di fornitori. “Si tratta di realtà che garantiscono lavoro a migliaia di famiglie e meritano ascolto”, afferma.
La maggioranza replica puntando sull’urgenza di adeguare la normativa e di non perdere tempo con ulteriori modifiche. Tuttavia, l’opposizione chiede nuove audizioni e un tavolo di confronto per evitare che le nuove regole penalizzino chi produce energia in proprio.
L’obiettivo, conclude Blasioli, “deve essere la concorrenza leale, ma anche la salvaguardia dell’autonomia energetica e della sostenibilità ambientale delle imprese abruzzesi”.