IL TALLONE D'ACHILLE


Il Contratto di Fiume "Pescara"


di LiberalChic
Categoria: ABRUZZO
30/10/2025 alle ore 11:18



Ci sono fiumi che attraversano città, e fiumi che attraversano carte.
Il fiume Pescara, oggi, scorre più nelle delibere che nel greto, più nei tavoli tecnici che tra i salici.

Ma stavolta — lo ammetto con un sopracciglio sollevato di sincera curiosità — qualcosa di vero c’è, si chiama Contratto di Fiume Pescara (sì, quello vero, cdfpescara.it), e per una volta non è uno slogan da convegno, ma un documento pubblico, firmato, attivo e monitorabile.
Un fiume di dati, carte, protocolli, acronimi e perfino buone intenzioni, che se non si prosciugano strada facendo, potrebbero persino cambiare la geografia civile dell’Abruzzo.

L’idea nasce nel 2021, con la Determinazione Dirigenziale n. 590 del 20 settembre 2021 della Regione Abruzzo – Servizio Gestione Rischi Ambientali, che istituisce formalmente il Contratto di Fiume Pescara.
Nel 2022 prende forma il portale cdfpescara.it, che raccoglie tutti i documenti:

  • Quadro conoscitivo cartografico (WebGIS), dove si possono vedere le pressioni ambientali lungo il corso del fiume;
     
  • Relazioni preliminari su qualità delle acque, ecosistemi, rischio idraulico e fruizione turistica;
     
  • Schede di azione locale, che elencano i progetti per ciascun Comune;
     
  • Strumenti di partecipazione pubblica, come sondaggi e questionari aperti ai cittadini.
     

Per capirci, il Contratto è una creatura anfibia, metà piano ambientale partecipato, metà accordo di programma.
In altre parole, una cabina di regia che prova a mettere d’accordo 17 Comuni (tra cui Pescara, Chieti, Rosciano, Manoppello, Cepagatti, Popoli e Torre de’ Passeri), la Regione, i Consorzi di Bonifica e una galassia di enti tecnici e associazioni.
Scopo dichiarato: “Gestione integrata e sostenibile del bacino idrografico del fiume Pescara, tutela dell’ecosistema, riduzione del rischio idraulico e promozione della fruizione territoriale sostenibile.”
Tradotto dal burocratese, serve ad evitare che il fiume resti un fossato d’abbandono tra un Comune e l’altro.

Chieti: firmataria sì, protagonista no

Scorrendo la mappa dei Comuni aderenti sul portale del Contratto, Chieti è presente, eccome, ma è una presenza “in penombra” perchè il tratto teatino del fiume, quello che avrebbe dovuto essere il Parco Fluviale di Chieti Scalo, non compare tra le azioni prioritarie già avviate.
Un’assenza che pesa, soprattutto se si considera che l’area è classificata SIR (Sito di Interesse Regionale) per rischio ambientale.

E qui la satira si inchina ai dati:

  • la Relazione 2024 dell’ARAP e del Consorzio di Bonifica Centro segnala la presenza di materiali da demolizione e rifiuti misti nell’area;
     
  • la delibera comunale di chiusura del 2023 parla esplicitamente di “degrado strutturale e presenza di rifiuti abbandonati di varia natura”;
     
  • il Comune di Chieti, oggi in dissesto finanziario, non dispone delle risorse per una bonifica autonoma, e attende un piano di intervento regionale.
     

Nel frattempo, i cittadini convivono con recinzioni arrugginite,  accessi chiusi, e un Parco che è diventato un piccolo cimitero dell’urbanistica partecipata, rifiuti, panchine divelte, lampioni spenti, ma ancora con la targa di “Progetto di Riqualificazione”.
L’unico elemento “vivo” resta il fiume, che ironicamente, continua a scorrere, senza chiedere permesso.

Il caso Colabeton: il ventre molle del fiume

La zona industriale ex Colabeton è la pietra d’inciampo del tratto teatino, gli atti comunali e regionali parlano di terreni da caratterizzare, cioè da scavare, analizzare e bonificare prima di ogni intervento.
La Regione, nel Catasto Bonifiche 2025, riporta l’area tra quelle “in attesa di piano finanziato”, in altre parole non si può fare nulla finché non si sa che cosa c’è sotto.
Ma siccome la società è privata e il Comune non ha fondi per subentrare, il dossier resta sospeso, morendo nel classico circolo vizioso in cui l’ambiente aspetta il diritto, e il diritto aspetta il bilancio.

I fondi ci sono (ma nuotano a valle)

Nel Piano d’Azione del Contratto di Fiume Pescara, pubblicato nel 2024, figurano 4 milioni di euro di interventi finanziati dal Fondo di Sviluppo e Coesione 2021–2027.
Gli obiettivi sono: riforestazione, recupero argini, piste ciclo-pedonali, rimozione rifiuti e azioni di sensibilizzazione ambientale.
Di questi, la maggior parte dei progetti è concentrata nei tratti pescarese e manoppellese del fiume, dove i terreni sono già bonificati, per Chieti, invece, c’è solo una voce potenziale: “interventi di riqualificazione ambientale in aree a rischio, previa caratterizzazione e disponibilità fondi.”
Tradotto in dialetto burocratico “ne riparliamo se e quando qualcuno paga.”

La locomotiva e il fiume: due velocità opposte

Nel frattempo, mentre il fiume aspetta, il progresso viaggia a 250 km/h, la nuova ferrovia veloce Roma–Pescara, in fase di ampliamento proprio lungo il tratto teatino, avanza con cantieri costanti e barriere di cemento sempre più alte.
Gli stessi metri quadri che non si riescono a diserbare per la bonifica del parco vengono scavati ogni giorno per i piloni della ferrovia.
È una perfetta parabola abruzzese, la tecnologia scavalca la natura e ci lascia un fiume che sospirara: “Beati i binari, loro almeno sanno dove andare”

I cittadini e la realtà

Il Contratto di Fiume promette partecipazione pubblica, e in effetti il sito offre moduli per segnalare criticità e inviare proposte, peccato che la maggior parte dei cittadini non sappia neppure che esista.
A Chieti non si è mai tenuto un incontro pubblico dedicato al Contratto, né sono stati installati cartelli informativi sul territorio, e così, l’unico “contatto con il fiume” rimane virtuale: clic, invio, e poi silenzio.
È la nuova forma della democrazia ambientale digitale, tutti possono partecipare, purché restino a casa.

La morale (che morale non è)

A leggere i documenti e ad ascoltare i proclami, il Contratto di Fiume Pescara ha tutte le carte in regola per essere una svolta, ma finché il Parco Fluviale di Chieti resterà chiuso e non inserito tra le priorità operative, continueremo a vivere nel paradosso perfetto, un fiume che unisce sedici Comuni e ne divide uno solo, il nostro.

Un tempo i fiumi si navigavano, oggi si protocollano ! 

Saluti dal vs #LiberlChic