Una lettera interna del dirigente del Dipartimento Sanità, Ebron D’Aristotile, datata 11 agosto e rimasta finora riservata, mette nero su bianco una situazione ben più grave di quella descritta dalla Regione. Nel documento, inviato all’assessore Nicoletta Verì e al direttore facente funzione Camillo Odio, si certifica che nessuna delle quattro Asl abruzzesi ha raggiunto l’obiettivo di ridurre del 2% i costi operativi rispetto al 2024. Anzi, le spese sono aumentate ovunque, con un risparmio effettivo di soli 13 milioni a fronte dei 54 previsti.
Il quadro aggiornato al 30 giugno mostra un disavanzo di oltre 52 milioni già nel secondo trimestre, con proiezioni che stimano a fine anno un buco tra i 110 e i 120 milioni di euro. Cifre che smentiscono l’ottimismo dell’assessore Verì e del presidente Marco Marsilio, che avevano parlato di deficit in calo fino a 85-92 milioni grazie a tagli, maggiori entrate Irpef e manovre di risparmio.
Le responsabilità ricadono sui vertici delle Asl – Di Giosia a Teramo, Michitelli a Pescara, Romano e poi Costanzi a L’Aquila, Schael e poi Palmieri a Chieti – difesi dal governo regionale ma di fatto bocciati dai numeri. Nella sola Asl di Teramo i costi sono aumentati di quasi 14 milioni rispetto al 2024, a Chieti di oltre 11, a Pescara di 7, a L’Aquila di oltre 6.
Il documento riapre lo scontro tra politica e burocrazia, con il dipartimento compatto sulla linea del rigore seguita dall’ex direttrice Emanuela Grimaldi, recentemente spostata al Sociale e Cultura dopo i contrasti con la giunta. Intanto, i conti in rosso fanno temere scenari ben più pesanti per il sistema sanitario regionale nei prossimi anni.