La violenza sui minori resta un’emergenza sociale che richiede un impegno concreto e condiviso. A lanciare l’appello è l’Avv. Alessandra De Febis, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Abruzzo, che in un comunicato sottolinea l’urgenza di mettere al centro la tutela dei più piccoli.
«La protezione dei diritti dei bambini e degli adolescenti deve tornare al centro dell’attenzione della società, delle istituzioni e delle famiglie» – afferma De Febis – «La perdita di valori come rispetto, empatia e solidarietà ha contribuito a un aumento preoccupante degli episodi di violenza, spesso consumati tra le mura domestiche».
La Garante richiama l’attenzione anche sulle difficoltà che le vittime incontrano nel denunciare: paura di ritorsioni, vergogna e rischio di rotture familiari mantengono molti bambini in un circolo di silenzio e sottomissione.
Per interrompere questa spirale, De Febis propone una strategia articolata: progetti di sensibilizzazione nelle scuole, laboratori sulla gentilezza e sul rispetto, sportelli di ascolto psicopedagogico permanenti con figure professionali stabili, formazione dei docenti per riconoscere i segnali precoci di abuso e protocolli di gestione dei casi che prevedano la collaborazione tra insegnanti, famiglie, istituzioni e Polizia Postale.
Non manca un richiamo alla responsabilizzazione dei minori autori di violenze. «Forse è arrivato il momento di interrogarsi sull’opportunità di abbassare l’età della responsabilità penale per questi reati» – osserva – «Oggi i ragazzi a 14 anni guidano microcar, fanno acquisti online e godono di una crescente autonomia: perché non dovrebbero rispondere anche dei comportamenti illeciti che commettono? Una punibilità, seppur attenuata, potrebbe rappresentare un deterrente».
Infine, un appello alla comunità abruzzese, recentemente scossa da gravi fatti di cronaca: «È nostro dovere reagire. Le indagini seguiranno il loro corso, ma nel frattempo dobbiamo prevenire nuovi episodi e proteggere chi è più fragile. Nessun minore deve sentirsi solo o colpevole per le violenze subite. Solo unendo le forze – famiglia, scuola, giustizia, forze dell’ordine, sanità e terzo settore – potremo restituire ai nostri figli un futuro più sicuro».