Balneari, doppio no agli indennizzi



di Redazione
Categoria: ABRUZZO
04/08/2025 alle ore 08:24



Dopo il parere negativo della Commissione europea, arriva una nuova battuta d’arresto per il governo italiano e in particolare per il Ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini. Il Consiglio di Stato, infatti, ha espresso un parere nettamente contrario alla bozza del decreto in preparazione, che prevedeva forme di indennizzo economico per i titolari di concessioni balneari uscenti, da corrispondere in parte anche a carico dei futuri assegnatari. Una misura giudicata non solo incompatibile con il diritto europeo, ma anche contraria alla normativa italiana vigente.

La questione riguarda circa 700 operatori balneari solo in Abruzzo, ma il tema è nazionale e di grande impatto, con l’obbligo di mandare a gara le concessioni entro il 2027, come richiesto dalla direttiva Bolkestein. Qualora l’Italia continuasse a disattendere le indicazioni europee, il rischio sarebbe quello di una procedura d’infrazione, con sanzioni stimate fino a 110 milioni di euro, a carico della collettività.

Il parere, firmato dal presidente della sezione consultiva per gli atti normativi, Luciano Barra Caracciolo, ribadisce con fermezza che la proposta di riconoscere automaticamente compensazioni ai concessionari uscenti rappresenterebbe un vantaggio economico indebito, creando squilibri nel mercato e potenziali barriere all’ingresso per nuovi operatori. Si sottolinea inoltre la mancanza di una valutazione dell’impatto che tale misura potrebbe avere tra soggetti di diversa dimensione economica.

Un passaggio chiave del documento chiarisce che non esiste alcuna norma nazionale che imponga il pagamento generalizzato di indennizzi alla scadenza di una concessione. Anzi, l’articolo 49 del Codice della Navigazione stabilisce che, al termine del periodo concessorio, le opere non removibili realizzate sull’area demaniale diventano proprietà dello Stato, senza che sia previsto alcun rimborso.

Il Consiglio di Stato avverte che, se il decreto dovesse mantenere l’attuale impostazione, sarebbe facilmente soggetto a ricorsi e disapplicazioni, già nella fase amministrativa. Anche la Commissione europea ha ribadito – in una nota del 19 agosto 2024 – che il diritto dell’Unione non consente di riconoscere compensazioni ai concessionari uscenti, tantomeno quando queste ricadono sui nuovi gestori.

Il Ministero delle Infrastrutture è ora chiamato a rivedere il testo per adeguarlo al quadro normativo europeo e nazionale, evitando così il rischio di nuove sanzioni e di un ulteriore conflitto istituzionale. La partita resta aperta, ma i margini per eludere la direttiva europea sembrano ormai ridottissimi.