IL TALLONE D'ACHILLE-18a


Cohousing a Chieti: condividere (quasi) tutto per vivere meglio


di LiberalChic
Categoria: Tallone D'Achille
29/05/2025 alle ore 11:22



Chieti ha un piccolo problema: possiede troppa bellezza storica, ma anche troppi palazzi antichi un po' ammaccati dal tempo, mettiamoci poi che la popolazione spesso preferisce migrare verso periferie più comode o verso città più grandi che "offrono più opportunità", anche se poi finiscono tutti a fare aperitivi costosissimi in piedi).  
 

Insomma, il centro storico si svuota e soffre, un po' come la nonna quando nessuno va a trovarla. ecco allora che arriva in aiuto una soluzione che profuma di convivialità e sostenibilità: la coabitazione, o per fare i raffinati, il cohousing. 

Cos’è questo cohousing (senza panico) 

Per i meno aggiornati: il cohousing non è una nuova app per single, ma una vera e propria comunità dove ciascuno ha il suo spazio privato, ma condivide cucine, giardini e sale comuni.  

Si risparmiano costi, ci si aiuta, ci si scambia favori e, cosa non da poco, si socializza senza bisogno di iscriversi a improbabili gruppi su Facebook, insomma, una specie di "Friends" ambientato però in palazzi teatini e senza le risate finte di sottofondo. 

Chieti alla riscossa: case vecchie, idee nuove 

In città stanno già emergendo diversi progetti pilota di cohousing avviati negli anni passati di cui lascio a voi la ricerca dello stato dell’arte attuale, ma comunque sia sappiamo che sono partiti. 

"Cohousing per il Benessere Abitativo e Sociale", promosso dal Comune con finanziamenti pubblici e rivolto soprattutto a persone con fragilità, come disabilità o disagio psichico, ha progettato nuclei abitativi con spazi comuni permettono non solo di vivere meglio, ma anche di sentirsi meno soli, uniti al progetto alcuni operatori socio-sanitari che hanno supportato i destinatari con una  formazione mirata, e riportando risultati misurabili in termini di autonomia e integrazione sociale.  

Il progetto è andando così bene,  che ora il Comune sta valutando di estenderlo a più quartieri. 

Un'altra iniziativa, che fa parlare tutta la città, è "Abitare Teate": un programma di social housing con elementi forti di cohousing.  

Sono stati realizzati già 74 appartamenti (72 assegnati, ne rimangono due per chi si sveglia tardi!) e altri 40 sono in fase di realizzazione, qui la vita comunitaria è il cuore del progetto: giardini, cucine condivise e aree comuni che trasformano la convivenza da semplice condivisione di muri a una vera esperienza social 

Partecipazione? Certo, ma con un clic 

Se la convivenza vi preoccupa (e vi capiamo), nessun timore: ci sono piattaforme digitali e app per gestire turni di pulizia, organizzare grigliate in giardino o votare democraticamente se è meglio piantare zucchine o rose,  il tutto garantendo una governance trasparente e partecipata, così nessuno litiga per chi non ha lavato i piatti (almeno non troppo).

Le tecnologie digitali aiutano anche nella pianificazione urbana: software GIS e modelli predittivi permettono al comune di monitorare gli interventi di rigenerazione, evitando così di ritrovarsi con più orti urbani che abitanti. 

Vantaggi? Svariati (soprattutto economici) 

La coabitazione non è solo trendy, ma conviene anche al portafoglio: condividendo spazi e risorse, si abbattono le spese condominiali e individuali.  

Il patrimonio edilizio recuperato aumenta di valore, e la città torna a essere attraente sia per giovani famiglie (che scoprono il fascino di avere babysitter collettive gratuite) sia per turisti in cerca di autenticità (cioè selfie con edifici storici sullo sfondo). 

Palazzo Nolli: dal passato al futuro 

Non solo abitazioni condivise, ma anche progetti ambiziosi di rigenerazione urbana come il recupero delle ex scuole Nolli, oggi Palazzo Nolli.  

Finanziato con circa 3,4 milioni di euro dal PNRR, questo progetto restituirà alla città uno spazio dedicato agli anziani e persone adulte con autismo, preservando affreschi e decorazioni storiche scoperte durante i lavori. Non male, vero? 

Perché tutto questo funziona 

I primi risultati sono incoraggianti: la qualità della vita dei residenti migliora sensibilmente, gli operatori sono soddisfatti e il patrimonio edilizio cittadino guadagna valore.  

Ovviamente, le sfide non mancano, a partire dalla necessità di coordinare efficacemente istituzioni, cooperative e cittadini, ma l’opportunità è enorme: se il cohousing a Chieti funziona, potrebbe diventare un modello di riferimento nazionale, dimostrando che abitare insieme è possibile e pure piacevole. 

Quindi, siete pronti a condividere più della vostra password di Netflix?  

Fateci sapere nei commenti quale edificio storico teatino vedreste bene trasformato in una vivace comunità abitativa. 

Intanto corro a scegliere i mobili per il salotto comune, 
il vostro #LiberalChic