"La miccia è accesa" intervista ad Andrea Bernaudo


Alla vigilia del primo congresso di Liberisti Italiani


di Jacopo D'Andreamatteo
Categoria: ITALIA
14/05/2025 alle ore 08:00



Sabato 17 maggio a Roma, presso il Centro congressi Roma Eventi di Piazza di Spagna, si terrà il primo congresso nazionale di Liberisti Italiani, il movimento fondato nel 2020 da Andrea Bernaudo, già attivista radicale, consigliere regionale del Lazio e animatore di SOS Partita IVA.

Dopo cinque anni di battaglie fuori dai salotti politici e dentro le trincee fiscali e burocratiche italiane, il movimento si prepara a diventare partito. Non uno in più, ma uno contro: contro lo statalismo bipartisan, contro la cultura del sussidio, contro l’onnipresenza di un Leviatano amministrativo che – nelle parole di Bernaudo – “soffoca chi produce e premia chi consuma risorse pubbliche”.

Nel pieno di una crisi fiscale ed energetica, con il debito pubblico fuori controllo e una destra di governo sempre più dirigista, i liberisti italiani si propongono come l’unica vera rottura di sistema. Tra riferimenti espliciti al modello argentino di Javier Milei e l’idea di una “motosega” economica per ridurre il perimetro dello Stato, Bernaudo rilancia la sua sfida: “Non cerchiamo spazio nel sistema. Vogliamo abbatterlo”.

Lo intervistiamo alla vigilia del congresso per capire visione, strategia e obiettivi del partito della “libertà vera”.

Presidente Bernaudo, il 17 maggio si terrà il primo congresso nazionale di Liberisti Italiani: quali sono le sue aspettative per questo appuntamento?
Sabato nasce a Roma il “partito della motosega”: una svolta radicale destinata a scuotere il sistema e la vera novità in campo per l’area liberale italiana ed europea. Non la melassa liberal o libdem assolutamente connivente col sistema statalista in Italia ed in Europa. Dopo cinque anni di battaglie, entriamo in una nuova fase: più radicale, più organizzata, più determinata. Il congresso sarà il momento della verità: riuniremo le energie migliori del Paese per lanciare un progetto che rompe una volta per tutte con il “clan degli statalesi”, quel partito unico del “+Stato” che domina destra, sinistra, centro e cinque stelle.
Basta ecofollie e truffe verdi per alimentare una nuova transizione che è solo quella dei nostri soldi verso le pianificazioni del nuovo socialismo verde rosso. Noi non cerchiamo spazi nel sistema: vogliamo abbatterlo. Tagliare, non gestire. Rivoluzionare, non correggere.

Lei ha fondato il movimento nel 2020, in piena crisi post-Covid. Quali sono le battaglie che oggi ritenete più urgenti e quanto è cambiato - se lo è stato - rispetto a quel tragico periodo?
Durante la cosiddetta pandemia lo Stato ha mostrato il suo volto reale e feroce: autoritario, oppressivo, violento. Pensavamo che la libertà economica fosse la prima emergenza. Il green pass, gli obblighi vaccinali, la coercizione di massa ci hanno dimostrato che tutte le libertà sono sotto attacco.
Noi non ci siamo piegati. Abbiamo rilanciato. Oggi, nel 2025, lo Stato è più invasivo che mai, anche col governo Meloni, debito fuori controllo, tassazione record, burocrazia soffocante, ideologie dirigiste che uccidono lavoro e impresa.
Le nostre battaglie sono le stesse di sempre: libertà economica, Stato minimo, responsabilità personale, affermazione e difesa della proprietà privata. È ora di liberare chi produce, restituire dignità a chi lavora con impegno e demolire lo Stato imprenditore, fallito e fallimentare. Basta clientelismo dei partiti dominanti, basta parassitismo: l’oligarchia statalista deve cadere.

In un panorama politico dominato da statalismo e assistenzialismo, quale spazio può avere oggi una proposta autenticamente liberista dopo i numerosi tentativi, da Fare per Fermare il Declino a LDE poi Libdem?
Lo spazio c'è. È enorme. Ma va conquistato con il machete e la motosega, non con i compromessi. Noi non vogliamo far parte di questo sistema: vogliamo segarlo alla radice.
Come Milei in Argentina, anche in Italia serve un “partito della motosega”: concreto nei contenuti, spietato nei tagli. Lo diciamo da anni. Oggi con Milei tutti vedono che avevamo ragione: il liberismo è l’unica via per ridurre la povertà, liberare le energie produttive e restituire potere ai cittadini.
Le vere élite non sono nel mercato, sono nei ministeri, nelle partecipate, nel capitalismo di relazione. Il 17 maggio non lanceremo un appello. Accenderemo la miccia. E da lì, inizierà la liberazione dell’Italia — e dell’Europa — dal Leviatano e dai suoi aguzzini.

GALLERIA FOTOGRAFICA