PESCARA IL PIANO ACUSTICO FA TREMARE LA MOVIDA E GLI IMPRENDITORI LOCALI



di Redazione
Categoria: ABRUZZO
14/04/2025 alle ore 09:46



La Pescara del divertimento e dell’ospitalità rischia di diventare un ricordo. Con l’approvazione del Piano di Risanamento Acustico, ufficializzato nel maggio 2023 e attuato con ordinanze fino a marzo 2025, il volto della città sta cambiando radicalmente. A denunciarlo sono numerosi imprenditori locali e associazioni politiche emergenti, tra cui il gruppo “Donne di Destra”, che lanciano un allarme su una crisi economica e sociale ormai evidente.

Il centro della protesta è la zona di Piazza Muzii, cuore pulsante della movida pescarese, dove le restrizioni sugli orari e sugli spazi esterni concessi ai locali hanno, secondo i commercianti, minato la sostenibilità delle attività. Nonostante l’intento dichiarato di ridurre l’inquinamento acustico, i risultati sembrano scarsi: i livelli di rumore non sono scesi sotto i 55 decibel, e a pagarne il prezzo sono stati bar, ristoranti e i lavoratori del settore, spesso costretti a ridurre il personale o, nei casi peggiori, chiudere.

Le critiche più accese riguardano la presunta disparità nell'applicazione delle norme: solo 66 comuni italiani hanno adottato un Piano di Risanamento Acustico, a fronte dei più di 5.000 con un Piano di Classificazione. La normativa nazionale e regionale prevede infatti l’adozione di questi piani solo in caso di gravi criticità ambientali, che – stando a quanto riportato dai contestatori – non sembrano rispecchiare il contesto pescarese, dove il problema principale è il rumore prodotto dal traffico umano, più che dalle attività commerciali.

Ma c’è un’altra questione che accende gli animi: l’aumento delle attività commerciali in mano a soggetti stranieri, alcune delle quali sospettate di operare al di fuori della legalità. Una situazione che, secondo i promotori del comunicato, sta creando un profondo squilibrio economico e sociale, rendendo ancora più difficile la sopravvivenza dei commercianti italiani.

Le conseguenze? Degrado urbano, insicurezza e un clima di crescente tensione. Zone come Piazza Santa Caterina e Corso Vittorio Emanuele sono spesso teatro di episodi di violenza e microcriminalità, in netto contrasto con l’immagine turistica e vitale che Pescara ha cercato di costruire negli anni.

Ad alimentare la polemica sono arrivate anche alcune dichiarazioni provenienti dall’amministrazione comunale, che avrebbero suggerito ai gestori dei locali di spostare le attività dal notturno al diurno per compensare le restrizioni serali. Una proposta che le “Donne di Destra” definiscono irrealistica e offensiva: “Un’estensione dell’orario significa più costi, più personale, meno tempo per la famiglia”, si legge nel comunicato. “Soprattutto, significa snaturare un’attività nata per offrire aperitivi, cene e socialità serale”.

Il paradosso, secondo le promotrici, è che le restrizioni arrivano da un’amministrazione espressione di un partito – Fratelli d’Italia – che fa della tutela della famiglia e del lavoro uno dei suoi pilastri valoriali. Una contraddizione che, secondo le voci critiche, rischia di allontanare proprio quell’elettorato che il partito ha sempre dichiarato di voler difendere.

Intanto, si annunciano nuove strette anche su altre aree simboliche della vita notturna pescarese: Corso Manthonè e Pescara Vecchia saranno oggetto di un ulteriore piano acustico, in discussione nei prossimi giorni in Commissione Ambiente e Parchi.

Le “Donne di Destra” chiedono un intervento normativo chiaro, che garantisca equità tra comuni, tuteli il diritto al lavoro e al riposo, e protegga il tessuto economico italiano. “Serve un equilibrio tra vivibilità urbana e libertà imprenditoriale. Non possiamo sacrificare le nostre città sull’altare del silenzio”, concludono.

Il dibattito è più aperto che mai, e Pescara si trova davanti a un bivio: spegnere la sua anima per ridurre il rumore, o trovare una via per far convivere socialità, sviluppo e rispetto delle regole.