La multinazionale annuncia il trasferimento della produzione in Asia. A rischio 37 posti. Fiom: “Serve un intervento urgente della Regione”
Lo stabilimento Marelli di Sulmona continua a perdere centralità nella filiera produttiva dell’automotive. Dopo il trasferimento dei semicorner, oggi arriva la conferma che anche la produzione dei bracci oscillanti – destinati all’ex Sevel di Atessa – verrà dismessa entro la fine dell’anno. I nuovi componenti, realizzati in lamiera anziché in ghisa, saranno prodotti a partire dal 2025 in un impianto indiano del gruppo Marelli, indicato come hub strategico per questa linea.
La notizia è stata diffusa dalle organizzazioni sindacali, che hanno partecipato a un incontro al tavolo nazionale nelle scorse ore. “Sulmona avrebbe tutte le capacità per gestire questa nuova produzione – sottolineano i rappresentanti sindacali – ma Marelli ha parlato di costi aggiuntivi per l’adeguamento degli impianti. Costi che Stellantis, principale committente, ha rifiutato di assorbire. Da qui la decisione di spostare tutto in India.”
Secondo i sindacati, saranno almeno 37 lavoratori direttamente coinvolti dalla perdita di questa commessa. E a destare ulteriore preoccupazione è l’atteggiamento dell’azienda, che – come si legge in una nota della Fiom – ha fornito risposte “vaghe” alla proposta, avanzata a gennaio in sede regionale, di reinternalizzare alcune produzioni oggi affidate a terzi.
“La dirigenza – spiegano le sigle – ha dichiarato che non sono allo studio alternative produttive per Sulmona, se non quelle legate ai volumi richiesti dall’ex Sevel. Ma anche queste sono in calo, a causa della sostituzione dell’impianto di verniciatura presso lo stabilimento di Atessa, che ha già portato a una contrazione significativa delle lavorazioni.”
Il futuro dello stabilimento peligno appare dunque appeso a un filo. “Marelli sembra escludere qualsiasi ipotesi di rilancio legata alla produzione per auto – continuano i sindacati – limitandosi a un’attesa passiva di eventuali ordini futuri per il Ducato. Ma nel frattempo, l’occupazione è a rischio.”
Alla luce di questo scenario, le organizzazioni sindacali chiedono l’apertura di un tavolo urgente con la Regione Abruzzo per discutere il futuro del sito industriale e le misure da adottare per salvaguardare i posti di lavoro.