Agenzia regionale unica delle attività produttive: tra opportunità e tensioni politiche



di Redazione
Categoria: ABRUZZO
25/02/2025 alle ore 09:16



La nascita dell’Agenzia regionale unica delle attività produttive (Aruap) si conferma un nodo politico cruciale, dettato dalla necessità di rilanciare il nucleo industriale adriatico. Tuttavia, il progetto di fusione tra l’Azienda regionale delle aree produttive (Arap), che al 31 dicembre 2024 contava 85 dipendenti, e il Consorzio per lo sviluppo industriale (Csi) di Pescara-Chieti, con appena 9 dipendenti e un debito superiore ai 17 milioni di euro, solleva perplessità.

Ieri, la questione è stata al centro della seduta congiunta delle commissioni competenti del Consiglio regionale, ma l’iter legislativo non ha subito l’accelerazione prevista. Le opposizioni denunciano il rinvio di numerose audizioni come una strategia per guadagnare tempo, mentre la maggioranza difende la scelta come necessaria per approfondire il tema.

Il governatore Marco Marsilio e l’assessore alle Attività produttive Tiziana Magnacca, già da ottobre, avevano definito la riforma inevitabile. Tuttavia, all’interno del centrodestra si registrano frizioni: Arap, attualmente guidata dalla Lega, è ambita anche da Forza Italia e Fratelli d’Italia, che vorrebbero una redistribuzione degli incarichi di vertice. La fusione, quindi, non solo salverebbe il Csi, ma potrebbe anche ridisegnare gli equilibri di potere nella maggioranza.

Sul fronte delle opposizioni, il capogruppo del Pd, Silvio Paolucci, critica il progetto, evidenziando due principali criticità: l’assorbimento di un ente fortemente indebitato e il rischio di trasformare Aruap in un “poltronificio” per la maggioranza, con nomine di commissari e subcommissari decise esclusivamente dall’esecutivo. Secondo Paolucci, il disegno di legge presenta lacune tecniche ed economiche che potrebbero sfociare in una crisi finanziaria, mettendo a rischio i consiglieri che lo sosterranno.

Di tutt’altro avviso è Massimo Verrecchia, capogruppo di Fratelli d’Italia, che ricorda come il centrodestra abbia già avviato un’opera di risanamento finanziario, citando operazioni come la vendita di Optimes, del centro di distribuzione Amazon a San Salvo e della fiera di Avezzano.

Anche il Movimento 5 Stelle boccia l’iniziativa. La consigliera regionale Erika Alessandrini parla di un piano “senza garanzie, dannoso per il futuro delle aree industriali abruzzesi” e accusa la maggioranza di creare una struttura più utile alla propaganda politica che allo sviluppo produttivo.

A confermare le preoccupazioni è Antonio Morgante, direttore generale di Arap, che ha sottolineato la fragilità economica dell’ente, con un disavanzo di oltre 500 mila euro nel 2022. L’integrazione del Csi, con il suo ingente debito, rischia dunque di appesantire ulteriormente la nuova agenzia, alimentando i dubbi sull’effettiva sostenibilità della riforma.