Nei giorni scorsi, il Consiglio comunale dell’Aquila ha approvato una delibera per ridurre il consumo di suolo, retrocedendo a non edificabili oltre 200 particelle catastali. L’assessore all’Urbanistica, Francesco De Santis, ha dichiarato che questa operazione non solo solleva molti cittadini dall’imposta Imu, ma permette anche un significativo recupero di aree naturali. Tuttavia, nonostante questi segnali positivi, il quadro generale per l’Abruzzo resta critico.
La corsa alla cementificazione non si ferma, interessando anche aree che dovrebbero essere protette da vincoli paesaggistici. È quanto emerge dal rapporto 2024 sul consumo di suolo realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa), di cui fanno parte anche Ispra e Arta Abruzzo. I dati tracciano un quadro allarmante: tra il 2022 e il 2023, sono stati trasformati 157 ettari di territorio, pari a oltre 210 campi da calcio, sottraendo terreno agricolo e spazi naturali. Con un consumo netto di suolo pari al 5,03%, l’Abruzzo resta al di sotto della media nazionale del 7,16%. Tuttavia, alcune zone della regione registrano picchi preoccupanti, evidenziando una gestione poco sostenibile e una pianificazione territoriale insufficiente.
La maglia nera spetta alla provincia dell’Aquila, che ha sacrificato 89 ettari di suolo in un solo anno. Seguono Pescara con 28 ettari, Chieti con 17 ettari e Teramo con 24 ettari. Pescara si distingue per un dato record: il 51% del territorio comunale è stato urbanizzato, rendendola la città con il più alto tasso di consumo di suolo in Abruzzo. L’Aquila, già protagonista di profonde trasformazioni urbanistiche, ha perso altri 10 ettari, spesso in aree di alto valore culturale e ambientale. Anche comuni di medie dimensioni come Sulmona (14 ettari) e Cepagatti (11 ettari) si uniscono alla lista dei territori più colpiti, mentre centri più piccoli come Ortona e Cupello hanno sacrificato 8 ettari ciascuno.
Il fenomeno non interessa solo i grandi centri urbani, ma anche aree rurali e montane, mettendo a rischio l’integrità del paesaggio e la sostenibilità ambientale. Con la continua espansione edilizia, la regione sta progressivamente erodendo le risorse naturali, senza una visione di lungo termine per tutelare il territorio. L’Abruzzo rischia di compromettere il proprio patrimonio paesaggistico e ambientale se non verranno prese misure più incisive per frenare il consumo di suolo e garantire una gestione sostenibile del territorio.