Cinque giornate di sciopero a partire da oggi, ogni lunedì fino alla fine dell’anno, per protestare contro il freddo nelle officine. Ma per i lavoratori della Magneti Marelli, questo è solo uno dei problemi. Alle difficoltà quotidiane si aggiunge l’angoscia per un futuro incerto.
La situazione è complessa. Lo scorso venerdì, invece dello stipendio atteso, i dipendenti hanno ricevuto un messaggio che annunciava il mancato pagamento. L’azienda ha spiegato che un problema tecnico, legato a un incidente avvenuto in Svizzera e che ha coinvolto Citi Bank, suo partner, ha bloccato i bonifici. Il pagamento, ridotto ma garantito, dovrebbe essere erogato entro la settimana.
Le questioni più gravi riguardano il futuro dello stabilimento e dei suoi lavoratori. Con il contratto di solidarietà prorogato fino ad agosto 2026, il piano esuberi per il 2025 prevede 147 uscite, quasi il doppio rispetto al passato. A complicare il quadro, da gennaio 2024 la produzione dei semicorner sarà trasferita allo stabilimento Stellantis di Atessa, coinvolgendo quattro operai per turno che dovranno essere ricollocati internamente a Sulmona.
L’incertezza sulla tenuta del settore automotive, duramente colpito dalla crisi, alimenta preoccupazioni tra i lavoratori e nella città. Lo stabilimento di Sulmona, con i suoi 460 dipendenti, rappresenta il principale polo industriale della Valle Peligna. A questi numeri si aggiungono quelli dell’indotto: 50 lavoratori della Sodecia Automotive di Raiano, che produce componenti in acciaio per il Ducato, sono ora con contratto di solidarietà per un anno, mentre i 30 addetti alle pulizie della Sky Service rischiano il licenziamento a fine anno.
«Il presidente della Regione deve intervenire presso il Ministero dello Sviluppo Economico – dichiarano i consiglieri comunali d’opposizione Nannarone, Proietti e Di Rienzo –. È necessario un confronto urgente per tutelare i posti di lavoro e il futuro della fabbrica».
La richiesta si rivolge anche al sindaco e alle consigliere regionali del territorio, accusati di immobilismo di fronte a quella che potrebbe trasformarsi in un’altra drammatica perdita di occupazione per Sulmona e la sua valle.