Il redditometro come una buccia di banana



di Jacopo D'Andreamatteo
Categoria: Riflessioni e Parole
23/05/2024 alle ore 22:44



Prima delle elezioni amministrative vediamo le strade cittadine diventare delle piste da bowling, allisciate da mezzi meccanici straordinari con a bordo uomini distrutti dalle fatiche di dover correre sotto i primi caldi primaverili, perché i chilometri da riasfaltare sono sempre di più. L'incuria dei mesi e degli anni precedenti non può essere colmata in poche settimane. Poi ci sono i nastri da tagliare.

Prima delle elezioni politiche è assolutamente vietato effettuare comunicati stampa o rilasciare dichiarazioni che possono anche solo lasciar intendere che la maggioranza parlamentare vorrebbe modificare la tassazione o addirittura aumentare i controlli fiscali. Sono le basi della politique politicienne e se ti mancano evidentemente a breve tornerai a fare quello che facevi prima. 

Un viceministro, eletto parlamentare nelle file di Fratelli d'Italia, deve aver fatto un passo che a poche settimane dal voto non è consentito: il decreto 7 maggio 2024 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 116 del 20.05.2024, ha reintrodotto il c.d. "redditometro". Uno strumento sintetico per agevolare il Fisco nel reperire informazioni utili sulle capienze reddituali dei cittadini ed avviare gli eventuali accertamenti, un indice di capacità contributiva e contenuto induttivo.

Nulla di nuovo perché comparì già nel 1973 - Presidente del Consiglio Mariano Rumor e Ministro delle Finanze Emilio Colombo, entrambi della DC - ma comprendeva meno indici e sicuramente non cambiò il corso incrementale dell'evasione fiscale, per poi essere abrogato nel 2018, anche in quel tempo per volere del cittadino-elettore.

Nessuno ci fa notare che l'evasione fiscale continua a diminuire dal 2016 - (forse per merito delle maggioranze politiche che si sono succedute) - e il problema non risiede nel Grande Fratello tributario, come qualcuno vuole far intendere il redditometro ma nel rendere più semplice non solo la compilazione dei redditi - come avviene già da qualche anno - con la versione precompilata ma nello snellire nel suo complesso il rapporto del cittadino con il sistema tributario. Passi in avanti si sono sicuramente già fatti ma un sistema più semplice, a cominciare dalla scrittura delle norme, eviterebbe fraintendimenti e interpretazioni di fiscalisti e consulenti e renderebbe più sicuro il contribuente.

È sufficiente sapere che il Testo Unico delle imposte sui redditi (Tuir) varato nel 1986 subisce costantemente da ogni governo, trentuno ad oggi nella storia repubblicana, maquillage piccoli e grandi, senza centrare l'obiettivo, quello di semplificare.