Due giornalisti italiani, accusati di essere "collaboratori del nemico", sono bloccati a Kiev


Ordine dei giornalisti: "La Farnesina si attivi per garantire sicurezza e agibilità per svolgere il loro lavoro"


di Niccolò Monti
Categoria: ESTERI
22/02/2023 alle ore 16:29



Due reporter italiani, Alfredo Bosco e Andrea Sceresini, sono stati privati degli accrediti stampa dalle autorità di Kiev, impedendo loro di muoversi liberamente nel Paese.

Cinque giorni fa, lo stesso Bosco in un post su Facebook ha raccontato la situazione. Nonostante la loro disponibilità a chiarire la questione, da parte dei servizi segreti ucraini sembra esserci solo silenzio. Ufficialmente dovrebbe trattarsi solo di chiarimenti, ma in maniera ufficiosa, secondo le procedure seguite solitamente, i due giornalisti sembrerebbero essere sospettati di "collaborazione con il nemico" solo per aver lavorato anni fa nei territori separatisti filorussi. Si tratta di un'accusa che in zona di guerra può costare caro.

Bosco racconta di non aver mai nascosto i suoi lavori in quei territori: "Chiunque sul web o sui miei profili può vederlo, peccato che a differenza di veri propagandisti da una parte e dall’altra gente come me, Andrea, Lorenzo, Salvatore etc..etc…andiamo anche dove è rischioso far vedere cose che sono palesemente ingiuste e sbagliate".

Il giornalista, inoltre, racconta di quando, dopo essere stato bannato dal governo ucraino nel 2015, nel 2016 decide di andare a "rompere le palle" nei territori separatisti per poter raccontare diverse questioni: le miniere illegali di carbone, i volontari italiani che erano lì, le continue violazioni del cessate il fuoco, i loro comandanti che non morivano in guerra ma per faide interne di potere e denaro. Lavori che gli sono costati ben due arresti.

Se si tiene anche conto del lavoro da loro svolto nel 2014 per raccontare la sofferenza della comunità lgbt di Mosca e quello in Bielorussia sulla caccia alle streghe di Lukashenko nei confronti di studenti e intellettuali, le accuse che i servizi segreti ucraini rivolgono ai due italiani sembrano sempre più senza fondamento, oltre che delle vere e proprie violazioni della libertà di stampa. 

Il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, invita la Farnesina ad attivarsi per "accertare la situazione e garantire ai due connazionali condizioni di sicurezza e agibilità per poter svolgere il loro lavoro”. Secondo l’avvocata Alessandra Ballerini, che assiste i giornalisti, i due dovrebbero essere interrogati dai servizi di sicurezza ucraini per aver svolto alcuni reportage sulla situazione nel Donbass.

Anche a un altro giornalista italiano è stata negata la possibilità di lavorare in Ucraina, si tratta di Salvatore Garzillo, collaboratore di Fanpage, rientrato in Italia quattro giorni fa, dopo essere stato fermato sul treno che dalla Polonia lo portava a Kiev perché "non benvenuto nel Paese".

Per quanto riguarda Bosco e Sceresini, ieri durante l'incontro tra la presidente Meloni e Zelensky, la Presidenza del Consiglio ha informato lo staff del presidente ucraino, ora consapevole della loro situazione. Come hanno affermato i due reporter: "Se l'Ucraina vuole aprirsi al mondo occidentale e alla libertà di stampa deve garantire a chi viene qui di poter lavorare e non togliere accrediti senza motivazioni e senza permettere alle persone coinvolte di poter chiarire la situazione... Questa è l'occasione per l'Ucraina di dimostrare che è un Paese che guarda a Occidente e alla democrazia".