Vent'anni dal rapimento dell'imam Abu Omar a Milano per mano della CIA


Tra indagini, segreti di Stato e violazioni dei diritti umani, cosa ci insegna questa storia?


di Niccolò Monti
Categoria: Editoriale
17/02/2023 alle ore 13:41



Vent'anni fa, il 17 febbraio 2003 Abu Omar, l'imam della moschea di via Quaranta, viene rapito a Milano. L'uomo è sospettato di terrorismo internazionale, e la Digos e la Procura di Milano stanno ricostruendo il mosaico dei suoi contatti quando si ritrovano con l'indagato sparito.

Gli uomini dell'antiterrorismo e i due magistrati, Pomarici e Spataro, risalgono alle identità degli esecutori del sequestro. Si tratta di una delle operazioni segrete (Extraordinary Renditions) con cui la CIA rapisce persone sospette di terrorismo e le trasferisce nelle sue prigioni clandestine, per torturarle e farle parlare. Abu Omar viene portato alla base di Aviano e poi in Egitto. Qui viene torturato con varie tecniche, tra cui scosse elettriche, elettroshock con elettrodi bagnati posizionati su testa, torace e genitali, e violenze sessuali.

L'indagine porta all'incriminazione di ventisei cittadini americani, quasi tutti agenti della CIA., ma anche di alcuni uomini del servizio segreto militare italiano, il Sismi, tra cui: il generale Pollari, capo del servizio, e Marco Mancini, direttore del controspionaggio, noto all'opinione pubblica per l'incontro con Matteo Renzi in un autogrill di Roma.

Peccato che tutti e ventisei i condannati siano sempre rimasti liberi. Tra il 2006 e il 2012 ben sei ministri della Giustizia di governi di centrodestra e centrosinistra si sono rifiutati di estendere le ricerche a livello internazionale al fine di arrestarli ed estradarli in Italia. Tra questi governi bisogna ricordare che nel 2010 (Governo Berlusconi III) il segreterio americano alla Difesa, Robert Gates, ringrazia l'allora ministro della Difesa Ignazio La Russa, oggi presidente del Senato "per gli sforzi che ha fatto perché sul caso Abu Omar si affermi la giurisdizione degli Stati Uniti". Alla faccia del sovranismo su cui si basa la propaganda politica di Fratelli d'Italia.

In più anche due presidenti della Repubblica hanno concesso la grazia a quattro di loro: nel 2013 Giorgio Napolitano la concede al colonnello Joseph Romano, successivamente Sergio Mattarella grazia Robert Seldon Lady, Betnie Medero e Sabrina De Sousa. Mentre i vertici del Sismi vengono protetti dal segreto di Stato.

Tutto questo porta, nel febbraio del 2016, la Corte europea dei diritti dell'uomo a condannare l'Italia per aver violato gli articoli 3, 5, 8 e 13 della Convenzione europea per la tutela dei diritti dell'uomo. L'Italia, che fino a quel momento era stata l'unica nazione in cui i magistrati e giudici sono riusciti a ottenere una condanna definitiva contro la CIA, si ritrova condannata dalla Corte europea per come le sue istituzioni, inclusi due "intoccabili" presidenti della Repubblica e la Corte costituzionale, hanno gestito il caso Abu Omar.

Ma cosa ci insegna questa storia?

  • Fino a quando i paesi alleati degli Stati Uniti non si emanciperanno da essa rivendicando la sovranità nazionale (quella vera e non quella che ci raccontano Meloni e Salvini) non ci sarà spazio per la libertà e la giustizia, e quindi per la democrazia;
  • Dovremmo iniziare ad avere più fiducia e stima per il lavoro dei magistrati, che spesso dimostrano un'integrità morale da fare invidia a molti altri Paesi occidentali;
  • Dovremmo iniziare a giudicare i Presidenti della Repubblica per quello che fanno con occhio critico, invece di osannarli sempre senza senso come se fossero delle divinità. Se sbagliano vanno criticati, anche aspramente, e non bisogna voltarsi dall'altra parte. Quella si chiama omertà.