Morte Juan Carrito, il conducente denuncerà il Parco Nazionale d'Abruzzo


Il trentenne era lucido alla guida e rispettava i limiti di velocità


di Niccolò Monti
Categoria: ABRUZZO
26/01/2023 alle ore 22:47



Il conducente dell'auto che ha investito a Castel di Sangro l'orso marsicano Juan Carrito ha annunciato che denuncerà il Parco Nazionale d'Abruzzo per i danni riportati alla sua vettura, una Wolksvagen golf, nel corso dell'incidente che ha condotto alla morte dell'animale, diventato un'icona per la promozione dell'Abruzzo montano.

L'uomo, difeso dall’avvocata Gaetana Di Ianni, ha intenzione di querelare, per omessa custodia, l’ente. Dalle analisi sul trentenne, infatti, è emerso che il ragazzo alla guida sulla statale 17 era lucido e procedeva rispettando i limiti di velocità. 

Inoltre, dalla necroscopia eseguita ieri dall'Istituto zooprofilattico di Isernia sulla carcassa di Juan Carrito, viene confermata la morte per i vari traumi e un'emorragia interna dovuti all’impatto con il veicolo. Dall’analisi è emerso anche che l’orso aveva un occhio compromesso e un’infezione in corso al collo.

Dopo l'accaduto, il direttore del Parco Luciano Sammarone, oltre ad aver manifestato il suo dolore, ha subito specificato che in quel tratto di strada “c'erano le recinzioni e tutto quanto serve per la protezione di questi animali”. 

L'orso non era nuovo a questi incontri ravvicinati con gli umani. Era stato avvistato per la prima volta a Bisegna e si spostava tranquillamente tra Roccaraso e Pescasseroli. Aveva preso troppa confidenza, tanto che per lui era più semplice trovare il cibo nei pollai, nei cassonetti e nelle pasticcerie, piuttosto che procurarselo tra i boschi. Il problema di evitare queste sue incursioni era stato già affrontato, affinché tornasse sulle montagne, lontano dai pericoli legati alla quotidianità degli esseri umani. 

Nel dicembre 2021 si era raggiunto il massimo della problematicità, quando i suoi avvistamenti a Roccaraso erano diventati quotidiani. Così nel marzo 2022 era scattata una sorta di "reclusione" nel bosco. Per tre settimane era stato ‘detenuto’ nel Parco della Maiella. Aveva ricominciato a camminare tantissimo in montagna senza frequentare i centri abitati. Gli addetti erano fiduciosi. E dopo aver perso il segnale del collare con gps, il 3 gennaio scorso, pensavano fosse andato in letargo. Invece, dopo essere stato avvistato vicino ad un allevamento di polli è arrivato l'incidente. 

Il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, rispondendo ai cronisti, non ha evitato critiche alla gestione del caso: "Non vorrei che la pressione che c'è stata per liberarlo, non abbia invece fatto male a questo povero animale. Anas forse dovrebbe fare una riflessione su quanto successo in quello svincolo, perché c'è stato un precedente - ha continuato Marsilio -. Quindi forse sarà il caso che Anas valuti l’opportunità di fare delle barriere protettive. È un luogo sensibile, perché non può essere che due plantigradi siano stati investiti e uccisi esattamente nello stesso punto. Ci sarà una ragione per la quale gli animali passano più frequentemente da quella parte, e provare a proteggere quell'accesso potrebbe aiutare".

La verità sulla gestione verrà fuori. Per ora la cosa certa è che, come ha ricordato il direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo, la tutela della fauna passa inevitabilmente da una "giusta distanza tra noi e gli animali".