Caro benzina, dopo le bugie della Meloni il governo corre ai ripari


La premier mente, tentenna e torna indietro con il "decreto trasparenza"


di Niccolò Monti
Categoria: ITALIA
14/01/2023 alle ore 13:42



Dopo una settimana di bugie e tentennamenti per la premier Giorgia Meloni, il governo corre ai ripari con il "decreto trasparenza" sul caro benzina, firmato stamane dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Dopo la decisione del governo di non prorogare gli sconti sulle accise, il 2023 si è aperto, infatti, con l'aumento dei prezzi del carburante. Colpa che l'esecutivo ha additato ai rivenditori, accusati di fare speculazione.

"Quando voi fate 50 euro di benzina, 15 vanno al benzinaio e 35 vanno allo Stato, tra IVA e le famose accise sulla benzina, delle tasse in alcuni casi vecchissime. Certe ce le abbiamo da quando hanno inventato il motore a scoppio. 35 euro su 50 vanno allo Stato italiano ed è una vergogna!", spiegava la presidente del Consiglio, quando nel 2019 pubblicava sui social uno spot contro il governo Conte I.

Il video è tornato virale durante quest'ultima settimana, attirando sull'esecutivo e dentro l'esecutivo i primi malumori. Forte della "luna di miele" ancora in corso con il suo elettorato, la Meloni non ha esitato a rispondere alle accuse, nella rubrica Gli appunti di Giorgia, per quella promessa non mantenuta. "Non è un caso che quel video sia del 2019 e non di quest’ultima campagna elettorale. Sono ancora convinta che sarebbe ottima cosa tagliare le accise sulla benzina. Il punto, però, è che si fanno i conti con la realtà con la quale ci si misura. E non sfuggirà a chi non ha dei pregiudizi che dal 2019 ad oggi il mondo è cambiato. E purtroppo noi stiamo affrontando una situazione emergenziale su diversi fronti che ci impone di fare alcune scelte. Quindi, punto primo io non ho promesso in questa campagna elettorale che avrei tagliato le accise sulla benzina, banalmente, perché sapevo qual era la situazione di fronte alla quale mi sarei trovata".

La Meloni ha affermato di essere a favore del taglio delle accise, ma che in questo momento l'Italia si trova in una situazione emergenziale che impedisce al governo di fare certe scelte. Quello che, però, ha negato è di aver promesso nell'ultima campagna elettorale il taglio dei costi del carburante. 

Alle nuove dichiarazioni sono subito seguite nuove polemiche e risposte. Pochi minuti dopo la pubblicazione de Gli appunti di Giorgia, infatti, ha cominciato a circolare tra le testate e i social il programma elettorale del 2022 di Fratelli d'Italia. Al punto 17. Energia pulita, sicura e a costi sostenibili si legge: "Svincolare il prezzo dell’energia elettrica dal prezzo del gas attraverso una modifica normativa del funziona- mento della Borsa unica nazionale dell’energia e del Prezzo unico na- zionale. Totale trasparenza sui prezzi dell’energia, disaggregandoli per tipologia produttiva, attraverso una immediata riforma del Gestore Mercati Energetici. Sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise".

La premier non si è fermata neanche a questa seconda confutazione e, a reti unificate, ha cercato di metterci una pezza, con due interviste in contemporanea al Tg1e al Tg5, dove ha ripetuto quanto già detto: “Nel programma non c’è scritto che avremmo tagliato le accise e non ne ho mai parlato come priorità in campagna elettorale. Si parlava di sterilizzazione delle accise, ovvero, se il prezzo sale oltre una determinata soglia, quello che lo Stato incassa in più di Iva verrà utilizzato per abbassare il prezzo. L’opposizione ritenti”. 

A smentirla nuovamente, un secondo video girato durante il comizio in piazza Duomo a Milano, l'11 settembre 2022, in cui dichiarava: “Un’altra cosa va fatta subito, proposta che Fratelli d’Italia porta avanti da qualche mese, per la verità, da qualche settimana con maggiore insistenza. Se la bolletta aumenta, aumentano anche gli introiti dello Stato, perché lo Stato ci guadagna l’Iva. Allora, prima regola: lo Stato non ci può guadagnare in questo disastro, per cui mi devi tagliare tutti gli oneri della parte eccedente, cioè della parte dell’aumento. Su tutto l’aumento lo Stato non si prende ne le accise ne l’Iva. Prima regola!”.

La Meloni non è di certo la prima premier a non ammettere che una cosa è fare opposizione e un'altra è governare. Di certo, però, questo è il primo segnale di rottura con quella "luna di miele" che il suo governo sta vivendo da mesi. In più, la questione sul caro benzina rimane aperta visto che i rappresentanti del settore carburanti hanno indetto uno sciopero il 25 e il 26 gennaio, contro le accuse di speculazione da parte del governo. Decisione poi subordinata al decreto firmato stamane dal presidente della Repubblica, che aggiorna il meccanismo della cosiddetta “accisa mobile”, introdotta con la Finanziaria del 2008 del governo Prodi per ridurre gli aumenti eccessivi. Il taglio delle accise, si legge, “può essere adottato se il prezzo aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nell’ultimo Def”.

Il governo è dunque corso subito ai ripari smentendo le diverse dichiarazioni della sua presidente e confermando le accuse che gli venivano rivolte.