La BBC intervista Nicola Gratteri, "il nemico numero uno della 'Ndrangheta"


La vita di un uomo sotto scorta per "una speranza di cambiamento"


di Niccolò Monti
Categoria: ITALIA
14/01/2023 alle ore 01:53



Mentre in Italia in troppi lo attaccano, il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, viene definito dall'emittente pubblica britannica, la BBC: "Il nemico numero uno della 'Ndrangheta, che guida la lotta dell’Italia contro la criminalità organizzata".

Nel nuovo programma televisivo dedicato all’attività della Magistratura, il corrispondente da Roma, Mark Lowen, si è recato in Calabria per incontrarlo e intervistarlo. L'obiettivo del programma: descrivere come vive l'uomo nel mirino della potentissima 'Ndrangheta. 

Gratteri lo ha incaricato di attenderlo fuori dal Tribunale di Catanzaro, dove sta supervisionando il più grande processo antimafia dagli anni '80, con più di 330 sospettati, 70 dei quali sono già stati condannati. Sempre sotto scorta, fra pericoli continui, auto blindate e agenti armati, ha raccontato a Lowen: "Non ho una vita".

"Vivo con questo livello di sicurezza dal 1989. Quando hanno sparato alla casa della mia fidanzata e qualcuno le ha telefonato di notte per dirle che stava per sposare un uomo morto, il tutto si è intensificato fino a raggiungere questo soffocante livello di controllo", ha aggiunto. Il procuratore, anche solo per entrare in un bar, deve prima discuterne con la sua squadra di protezione. Lo stesso vale anche quando bisogna decidere dove andare in bagno durante i lunghi viaggi di lavoro. 

Gratteri racconta di aver dovuto rinunciare anche ai più piccoli piaceri della vita: "Non sono andato al cinema o al ristorante per 25 anni. Il mio barbiere viene qui in ufficio quando ho bisogno di un taglio di capelli". E soprattutto quelli più importanti. Ha, infatti, dichiarato di vedere molto poco la sua famiglia. E nonostante questo: "Nella mia testa sono un uomo libero". 

Non nega di pensare spesso ai giudici saltati in aria e assassinati, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che, come lui, erano bersagli mobili mentre attraversavano un'altra zona del Paese avvelenata dalla criminalità, la Sicilia. "Parlo spesso con la morte, perché devi razionalizzare la paura per andare avanti. Altrimenti, non potrei fare questo lavoro", ha dichiarato.

"Ne vale la pena?", domanda il giornalista britannico. Un lungo sospiro. "Ne vale la pena se ci credi, e io ci credo. Credo di fare qualcosa di importante. Ci sono migliaia di persone che credono in me e per le quali io sono l’ultima risorsa, l’ultima speranza di cambiamento" E quelle persone, afferma Gratteri, non può deluderle.