È una colpa, per le vittime sotto le macerie del crollo, non essere usciti di casa dopo due scosse di terremoto molto forti che seguivano uno sciame sismico che durava da mesi: è un passaggio della sentenza in sede civile del Tribunale dell'Aquila riferita al crollo di uno stabile in centro del capoluogo abruzzese nel sisma del 6 aprile 2009 in cui morirono 24 persone sulle 309 complessive.
"E' fondata l'eccezione di concorso di colpa delle vittime - si legge a pagina 16 della sentenza firmata dal giudice Monica Croci del Tribunale civile dell'Aquila in composizione monocratica -, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile.
Concorso che può stimarsi nel 30 per cento", ovvero la misura di cui verrà decurtato il risarcimento danni stabilito.
Sulla sentenza abbiamo ascoltato l'avvocato Stefania Pastore, membro del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di L'Aquila:
"Ci sarebbero molte cose da dire su questa sentenza che oggi è intervenuta a distanza di 13 anni dagli eventi sismici che hanno distrutto la città e causato la morte di tante persone, per cui, anche l'impatto emotivo, a distanza di tanti anni per chi lo subisce, e ovviamente molto forte. Ogni sentenza però è frutto di un percorso logico giuridico che il Giudice segue. Il Giudice fonda il suo convincimento sugli elementi a sua disposizione, ovvero sulle prove testimoniali raccolte, sulle produzioni documentali e sugli atti di parte, quindi, senza voler entrare nel merito della vicenda, il Giudice, secondo la mia osservazione, ha accolto l’eccezione processuale di concorso di colpa e ha parlato di un comportamento obiettivamente incauto delle vittime, che, non uscendo di casa, avrebbero così contribuito a causare l'evento morte". Non dimentichiamo però che fu proprio la protezione civile, attraverso gli organi di stampa, a rassicurare la popolazione e a indurre la cittadinanza a restare in casa quella notte. Per cui, se andiamo a confrontare questa sentenza con la sentenza assolutoria dei membri della Commissione Grandi Rischi, trovo che vi sia una grande contraddizione e anche una grande incoerenza tra le due pronunce e mi auguro, che in secondo grado, ci possa essere una riforma di questa sentenza, che possa dare giustizia alle famiglie delle vittime, alle quali mi sento in questo momento di esprimere un pensiero di solidarietà".