Solitamente in Italia se osi criticare un’azione di qualcuno degli esponenti politici immediatamente dopo vieni etichettato con il nomignolo con il quale solitamente definiscono i supporter del partito avversario di quell’esponente politico appena criticato. Si ripete sempre la storia dei Guelfi e dei Ghibellini, quindi sono consapevole della lettura distorta che può provocare questa mia critica, se mi è consentita chiamarla così.
Ho visto quest’oggi il manifesto dell’A.N.P.I. realizzato per commemorare l’importante anniversario del 25 aprile; una data che dovrebbe unire tanto da essere stata dichiarata per l’”Anniversario della liberazione d’Italia” per volere di Alcide De Gasperi ed istituzionalizzata con la L. 27 maggio 1949, n. 260 durante la presidenza del grande e mai dimenticato Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
Il manifesto oltre a contenere un grave ed imperdonabile errore nella riproduzione della bandiera italiana, con le sembianze di quella ungherese (sic) raffigura anche una bandiera arcobaleno della pace, questa sì corretta – anche se meno istituzionale e più recente rispetto a quella che dovrebbe unire tutti gli italiani – che pende da una finestra aperta.
Voglio pensare che l’errore - seppur grave - commesso nella riproduzione dei colori della bandiera italiana sia stato commesso in fase di esecuzione grafica o di stampa ma la presenza della bandiera della pace mi è difficile da comprendere. È un segnale di chi vuole la pace a tutti i costi, anche a costo che l’Ucraina si arrenda e consenta lo scorrazzamento dei russi nel proprio territorio? L’atteggiamento ambiguo dell’A.N.P.I. negli ultimi giorni non è passato inosservato nemmeno ad un lettore distratto come me, talmente distratto da aver “pensato male” a causa di un semplice errore di chi ha disegnato o stampato la locandina.
Viva la Liberazione!