"Ma questa è un'altra storia"




Categoria: Riflessioni e Parole
18/02/2022 alle ore 17:19



Ma questa è un'altra storia. Perché vivere in una città di provincia ha i suoi innegabili privilegi.

Intanto siamo lontani dai venti di guerra (Venti di guerra (The Winds of War) è stata una miniserie televisiva in sette puntate del 1983 diretta da Dan Curtis. Tratta dal romanzo omonimo di Herman Wouk, è interpretata da Robert Mitchum, Ali MacGraw, Jan-Michael Vincent e John Houseman. Prodotta da Paramount Television, è stata trasmessa con grande successo negli Stati Uniti dal 6 al 13 febbraio 1983 in prima serata sulla rete ABC, conquistando 80 milioni di telespettatori). Tutto ci arriva in maniera ovattata. Sarà fortuna? Sarà un vantaggio? Ma questa è un'altra storia.

Come quella della luce in fondo al tunnel. Senza dimenticare due piccoli particolari: 1) La luce in fondo al tunnel è un treno. 2) La luce in fondo al tunnel è l'uscita della galleria.

Ci hanno bombardato affermando che la luce in fondo al tunnel significava la fine dell'incubo covid. Da oltre due anni tutti, ma proprio tutti, siamo stati condannati ai domiciliari senza aver commesso alcun reato. Ma pure questa è un'altra storia.

Così vivere in una città di provincia ha innegabilmente i suoi vantaggi. Intanto da una finestra di una mansarda c'è stata l’opportunità di assistere al sorgere del sole e al suo tramonto, c'è stata l'opportunità di veder nascere i fiori nelle vasiere, altro che le stagioni di una volta, tanto è vero che Marco Muratori ha scritto che ”Ma attenzione le temperature medie sono aumentate anche perché sono numericamente aumentate le giornate di sole a discapito di quelle con nubi e piogge. Infatti, le temperature medie appunto esprimono MEDIE e dunque appare normale che quando c’è il sole esse siano più elevate come è altrettanto chiaro che quando compaiono nubi e piogge siano più basse: l’aumento delle giornate soleggiate ha fatto perciò apparire anche maggiore una tendenza comunque chiara. Queste cose indubbiamente sono la testimonianza di un mutamento climatico rispetto a qualche decennio or sono, ma ripeto, da non confondersi con la caratteristica delle stagioni intermedie e quant’altro detto in precedenza”. Ma questa è un'altra storia.

Come i tg condizionati dal covid, per fortuna siamo lontani da Roma. Dove al presidente della Repubblica sono destinati circa 239mila euro l’anno, 18.300 euro al mese con la tredicesima. Il resto viene speso per mantenere l'ufficio presidenziale, i dipendenti del Quirinale e per il mantenimento di residenze e giardini. Per carità nessuna opposizione, certo che un pensionato d'Abruzzo commenta non benevolmente con la sua pensione minima, ma vuoi metter il pensionato d'Abruzzo e un presidente? Ma questa è un'altra storia.

Arresti domiciliari in provincia, sanzione pesante ma sopportabile avendo la possibilità di avere sotto casa punti di ristoro ai quali attingere senza essere costretti ad utilizzare l'auto. Caro benzina, aumenti record dei prezzi: superati i 2 euro al litro, la crisi energetica, con gli aumenti esorbitanti dei prezzi per gas e luce, si riflettono inevitabilmente anche sul caro carburante. Le famiglie italiane già alle prese con rincari oltre il 100% per le utenze domestiche devono fronteggiare anche l'impennata del costo di benzina e gasolio alle stazioni di rifornimento. Chi può lascia l'automobile nel box, chi invece è costretto a utilizzarla per recarsi sul luogo di lavoro non può che "sottoporsi" a un salasso. Stesso discorso, con ricadute a cascata, per le imprese che movimentano i mezzi. Ma questa è un'altra storia.

Vivere in provincia ti porta ad apprezzare un vecchio detto, noto tra gli orticoltori, che recita proprio così: “L’orto vuole l'uomo morto”, riferendosi alla fatica e impegno necessari alla coltivazione di un orto. Insomma tutti quegli accorgimenti che possono rendere piacevole il soggiorno nell'orto. Soggiorno piacevole in provincia. Dove a meno di 800/900 metri trovi l'orto dell'amico che ti prepara la cassetta di legno colma delle primizie. Devi soltanto pulirle e poi utilizzarle a fuoco lento. Vecchie e care abitudini di una città di provincia, dove c'è il pollaio protetto dai predatori, c'è la capra che produce latte fresco ogni giorno, c'è il sacro porco il quale nel classico giorno dell'8 dicembre si avvia al patibolo. Orto dove trovi la bottiglietta di vetro colma di olio nuovo, quello vergine nel vero senso della parola, fatto in campagna senza aggiunta di correttori, abbattitori. Una fetta di pane (cotto al forno di campagna), olio e per gradire, una fetta, magari anche non molto sottile, di pecorino. Ma rigorosamente originale, quello che viene offerto agli amici di vecchia data e che non viene conservato sotto vuoto. Ma questa è un'altra storia.

Lontani da Roma, con il caro Gran Sasso che continua a rappresentare un baluardo difensivo anche contro le notizie pessime. La stampa svolge il proprio mestiere. D'altra parte dei giornalisti dello schermo il più famoso resta Humphrey Bogart, duro ma giusto, con l'indimenticabile battuta - “Questa è la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente” - che pronuncia al telefono sul rumore delle rotative, fiero di aver salvato il giornale che dirige da L'ultima minaccia, il film di Brooks del'52. In provincia dopo aver ascoltato il primo tg, con la caffettiera che rumoreggia, poi si pensa a gestire l'orto, la campagna, la cantina, il podere, insomma. Un altro tg sarà video ascoltato il giorno dopo. Una vita d'altri tempi, una vita diversa che non si fa condizionare dallo stress. Ma questa è un'altra storia.

E poi la classica domanda: ma saremo migliori passata la lunga notte? Probabilmente saremo diventati più egoisti e meno sensibili. Eppure il vento soffia ancora. Hanno scritto che “Il testo della canzone si scaglia contro l'inquinamento e la follia della guerra. Infatti, nonostante tutto, il vento col suo soffiare ininterrotto, sussurra canzoni tra le foglie, bacia i fiori, accarezza sui fianchi le montagne e scompiglia le donne fra i capelli”.

Ma questa è un'altra storia.

Gustavo Bruno