Inchiesta Asl Pescara. Tornano in libertà Mattucci e Dolce: chiesto patteggiamento a due anni



di Redazione
Categoria: ABRUZZO
14/09/2021 alle ore 11:10



Tornano in libertà Domenico Mattucci e Luigia Dolce, ex presidente ed ex coordinatrice della cooperativa "La Rondine" indagati nell’ambito dell’inchiesta sull’affidamento con presunte gare "pilotate" in cambio di tangenti in denaro e costosi regali, per la gestione di residenze psichiatriche extra ospedaliere, del valore complessivo di oltre 11 milioni di euro, a favore della cooperativa di Lanciano.

Lo ha stabilito il gip Nicola Colantonio, che ha accolto l’istanza di revoca o sostituzione della misura cautelare presentata dai due legali di Dolce, gli avvocati Augusto La Morgia e Matteo Cavallucci, e dal difensore di Mattucci, l’avvocato Giuliano Milia. Nel provvedimento di revoca relativo a Luigia Dolce il gip evidenzia che sono venute meno le esigenze cautelari che “avevano legittimato l’applicazione della misura cautelare”.

Nello specifico, il giudice ritiene che "è decorso un apprezzabile lasso temporale di applicazione di misure cautelari custodiali, periodo nel quale" l’indagata "ha potuto riflettere sul disvalore delle proprie azioni". Il gip inoltre sottolinea che "l’indagata rendeva piena confessione: circostanza che, considerato l’intervenuto completamento delle attività di indagine, determina il venir meno del pericolo di inquinamento probatorio da parte della Dolce".

Inoltre: "verificato infine che il contratto di appalto illecitamente sottoscritto in conseguenza delle attività illecite dei prevenuti veniva annullato dalla Asl".

Ad essere inquisito anche Vincenzo Ciamponi, direttore generale della Asl di Pescara, con l’accusa di corruzione.

L’inchiesta è stata segnata dal suicidio in carcere del dirigente del Dipartimento di Salute Mentale della Asl di Pescara, Sabatino Trotta, candidato alle regionali del febbraio 2019 per Fratelli d’Italia, primo dei non eletti.

L’accordo è tra i pm Luca Sciarretta e Anna Benigni  ed i legali dei due imputati, ma sarà il giudice Nicola Colantonio ad avere l’ultima parola.

Mattucci e  Dolce nei lunghi interrogatori ai magistrati hanno confermato il quadro accusatorio.

Mattucci ha  affermato di aver consegnato a a Trotta, tramite Dolce, 8mila euro. Soldi che sarebbero stati utilizzati per comperare una Fiat 500 al figlio di Ciamponi.  Un “regalo” che sarebbe la contropartita per favorire l’appalto da 11 milioni alla coop. E hanno poi riferito di dialoghi tra Trotta e Ciamponi

La linea difensiva però si incentra sul fatto che mancano le prove, e Mattucci e Dolce hanno riferito circostanze apprese da altri, indirette e deboli dal punto di vista processuale.