L'ORIGINE DEL PECCATO DI ESPRESSIONE




Categoria: Riflessioni e Parole
06/09/2021 alle ore 20:11



Sulla deriva del linguaggio di cui si nutre l’universo dei social ci sarebbero fiumi di argomentazioni, ma quello politico in particolare ha subito un mutamento radicale e  purtroppo quasi totalmente negativo.

Insulti, dileggio, minacce ormai dilagano  per tacitare qualsiasi civile e democratico confronto.  

Se vogliamo segnare una data “spartiacque” tra la dialettica politica tradizionale e l’insulto da tastiera occorre risalire a qualche anno fa, quando un visionario pensatore armato di tecnologia social a buon mercato, sdogana il “vaffa” come risposta critica allo status quo del periodo. 

Da li in poi, su quel web -  di cui  un lungimirante Umberto Eco aveva previsto finire per contenere  ogni  genere di umana emozione – si legittima, come libertà di parola, qualsiasi  maldipancia, delirio o mero turpiloquio che affranchi il commentatore dall’esporre i propri ragionamenti , tesi, pensieri , costrutti. Oltre all’anarchia sintattica e grammaticale, che purtroppo ha anche altri “genitori”, si fa strada l’idea che l’ignoranza, per un cortocircuito del politically correct, debba avere la stessa valenza della competenza. 

Chi non ricorda il “questo lo dice lei” della deputata grillina Castelli  all’economista Padoan che tentava inutilmente di spiegarle cosa fosse lo spread? 

L’idea di Casaleggio, di restituire ai cittadini la responsabilità delle scelte politiche di un Paese, che nell’ideale concetto di  democrazia partecipata, avrebbe anche avuto un suo perché, ha prodotto invece un disastro sociale di cui abbiamo sotto gli occhi tutti i miseri cocci. Non è vero che uno vale uno se le competenze e le conoscenze NON sono le stesse.  Se alla base non c’è una preparazione accademica, culturale, giuridica e politica di come funziona lo Stato.  Lo abbiamo imparato a nostre spese in questi anni, quando i Presidenti della Repubblica, per riparare ai danni commessi da Governi improvvisati, anche se espressione di voti, hanno dovuto far ricorso a tecnici supercompetenti, che come nella favola di Pinocchio hanno dovuto curarci con l’amara medicina. 

Se il dibattito politico e sociale, si fosse svolto attraverso argomentazioni  basate su dati oggettivi  e oggettivo buon senso  le cose sarebbero andate diversamente, ma complice una legge elettorale fatta su misura per il partito con il maggior consenso del momento,  i toni sono stati diversi degenerando nell’insulto, nella diffamazione, nello sberleffo, nella rincorsa a chi “sbaglia di più”. 

Insomma una gara al contrario, dove vince – sui social – chi vomita più odio o rancore,  per la conquista del favore del Cittadino votante, ma non di quello consapevole e senziente troppo complicato da sedurre. Meglio il follower di nicchia, anche perché di nicchie ce sono davvero tante e ognuna con il suo lessico “culturale” di riferimento. 

Di Mira Carpineta